“Un altro passo in avanti per la tutela dei consumatori e per la valorizzazione del lavoro dei nostri produttori”. Così Gennaro Masiello, presidente di Coldiretti Campania, saluta l’entrata in vigore da oggi di una nuova etichettatura obbligatoria per le carni. Finalmente non sarà più anonima la provenienza della carne fresca di maiale, di agnello e capretto grazie all’entrata in vigore dal primo aprile anche in Italia del nuovo Regolamento che impone l’indicazione del paese di origine o del luogo di provenienza delle carni fresche, refrigerate o congelate di animali della specie suina, ovina, caprina e di volatili. E’ questo il risultato della lunga battaglia della Coldiretti per la trasparenza. Per essere certi di portare a casa prodotto al 100 per 100 tricolore occorrerà scegliere la carne con la scritta “origine Italia” poiché sta a significare che tutte le fasi, dalla nascita all’allevamento fino alla macellazione si sono svolte sul territorio nazionale.
“Un risultato portato a casa – sottolinea il vicepresidente nazionale – seguendo una traccia di lavoro che Coldiretti porta avanti con caparbietà e coerenza. Gli scandali sul cibo e la concorrenza sleale possono essere debellati solo se si alza il livello di consapevolezza dei consumatori. Ingannare la buona fede di chi acquista cibo causa un danno duplice, alla qualità della vita e all’economia del nostro territorio. Noi continueremo a combattere per consentire un consumo consapevole e per garantire il giusto valore al lavoro delle imprese agricole. Ma la battaglia non è conclusa. Continua a restare anonima la provenienza di salumi, succhi di frutta, pasta e formaggi. Prodotti che rappresentano uno spaccato importante dell’economia campana”.
“Ora non si potrà più spacciare per italiane carni di altra provenienza – precisa Simone Ciampoli, direttore regionale di Coldiretti Campania – ma occorrerà seguire un regolamento stringente, che impone l’assoluta tracciabilità di queste carni con la specifica di tempi di permanenza nei luoghi di spostamento all’estero e i dati dall’animale, compresi i luoghi di allevamento e di macellazione”.
Dalla nuova norma restano ingiustamente escluse la carne di coniglio, particolarmente diffusa a livello nazionale, e quella di cavallo oggetto del recente scandalo, ma anche le carni di maiale trasformate in salumi. Una carenza particolarmente grave che va colmata al più presto in una situazione in cui in Italia – denuncia la Coldiretti – due prosciutti su tre sono fatti da maiali stranieri ma il consumatore non lo può sapere, e la situazione non è certo migliore per salami, soppressate, coppe o pancette.
Una storica novità che giunge dopo gli scandali della carne di maiale tedesca alla diossina venduta in tutta Europa e degli agnelli ungheresi spacciati per italiani. Si completa un percorso iniziato circa 15 anni dall’obbligo di etichettatura di origine per la carne bovina fresca, introdotta sotto la spinta dell’emergenza “mucca pazza” con il regolamento Ce 1760/2000 che impose l’obbligo di indicare anche il luogo di nascita, oltre a quello di allevamento e macellazione.