La scomparsa improvvisa e prematura di Luca De Filippo ci ha lasciati attoniti, con una grande amarezza e un immenso dolore. Siamo vicini alla compagna Carolina Rosi, ai figli e a tutti i familiari.
Luca aveva appena festeggiato i 60 anni in palcoscenico, avendo debuttato la prima volta a sette anni, nel 1955, nei panni di Peppeniello in “Miseria e nobiltà” di Scarpetta, diretto dal padre Eduardo.
E da allora aveva brillantemente raccolto e continuato l’opera di Eduardo nel saper rappresentare l’anima di Napoli, i suoi umori, i suoi problemi e le sue virtù.
Passione, tradizione, innovazione, amore per il teatro e le nostre radici erano le sue bussole. E lo aveva fatto con una personalità spiccata, molto forte. Era più ironico rispetto a Eduardo, c’era nelle sue interpretazioni un disincanto legato alla sua continua indagine sull’essenza e la solitudine dell’uomo che soprattutto negli ultimi anni si era accentuata.
Uomo di grande cultura, come Eduardo, era impegnato con le istituzioni napoletane e campane per costruire un futuro ai giovani disagiati di Napoli, come è stato per il progetto per i ragazzi di Nisida, e per rilanciare il teatro napoletano e con esso la cultura e l’immagine della città. Dal 2008 era Presidente della Fondazione Eduardo De Filippo, nata in seguito alla donazione del Teatro San Ferdinando alla città di Napoli da parte della famiglia De Filippo. Fondazione che persegue finalità culturali ed è attiva in ambito civile e sociale a favore di ragazzi a rischio per i quali appunto Luca si è sempre impegnato, come già suo padre, promotore della legge regionale n. 41 del 1987, nota come “legge Eduardo”. “Aiutare i ragazzi vuol dire migliorare la società”, diceva. Da lì per Luca De Filippo passava il riscatto di Napoli. Una città alla quale, pur vivendo lontano, era molto legato. “Napoli? Rapporto sempre conflittuale. Proprio perché le voglio bene», aveva dichiarato. E per questo aveva scelto, proprio nel marzo di quest’anno, di inaugurare la scuola di teatro, pronto a formare i primi 20 “ragazzi del San Ferdinando”, come li chiamava con affetto. Così Luca promuove uno stage di perfezionamento per la scuola di teatro dello Stabile partenopeo di cui è Direttore, ma il suo sguardo è rivolto ancora una volta al futuro, per “tenere viva la grande tradizione teatrale di Napoli”.
E’ un obiettivo su cui occorre lavorare, aveva sottolineato alla presentazione. Solo un mese fa, il 27 ottobre, Luca De Filippo aveva partecipato ad un forum nella redazione napoletana del Corriere del Mezzogiorno. «Dopo Eduardo – aveva detto – si è fatto ben poco. Se trent’anni fa la sua voce fosse stata ascoltata non saremmo a questo punto. E i ragazzi a rischio di ieri non sarebbero diventati i criminali di oggi. Aiutarli oltre che un dovere è un modo per migliorare la nostra vita». Il nostro impegno, del Consiglio Regionale, in sinergia con le istituzioni locali, sarà quello di raccogliere questo monito, sostenere la Fondazione, la scuola e di continuare il suo impegno sociale e culturale.
Il 2015 si è aperto con la scomparsa di Pino Daniele e si chiude con quella di Luca De Filippo. Con Pino Daniele se ne era andata la nostra colonna sonora, Luca lascia il vuoto incolmabile della nostra tradizione teatrale e culturale.