Date: 7-8 Luglio
Prezzo: 300€ + prevendita = 345€
Già da tempo sold out
Chi è appassionato di musica non può non conoscere le storiche registrazioni che tennero i Pink Floyd tra il 4 e il 7 ottobre del ’71 a Pompei. Le registrazioni furono senza spettatori ufficiali e un po’ chiunque avrebbe voluto essere in quei giorni. Avevo 14 anni quando vidi per la prima volta una vhs del live in questione, allora non disponibile nei negozi di dischi. Uscì poi nel 2003 un dvd del concerto in versione director’s cut. Qualsiasi fan dei Pink Floyd nato alla fine degli anni ’80 si colpevolizza non solo per essere nato troppo tardi per il live a Pompei, ma anche per non essere stato a Venezia nel 1989, o a Roma nel 1994, e così via (non importa se all’epoca era troppo piccolo: anche a 4 anni, aveva il dovere morale di andarci). Ma negli ultimi concerti italiani, tra gli anni ’80 e i ’90 i Pink Floyd erano già mancanti nella formazione di Roger Waters, per cui se fosse possibile ritornare indietro nel tempo per una volta, un fan dei Pink Floyd sceglierebbe senz’altro di ritornare a Pompei in quei giorni di inizio ottobre del ’71. Ed infatti esiste anche una percentuale dei visitatori degli scavi, non elevatissima ma comunque esistente, che si reca a Pompei proprio per il culto dei Pink Floyd.
D’altronde, oggi i Pink Floyd oramai non li potremo vedere più, e questa consapevolezza si è formata più che mai nel 2008, quando Richard Wright, tastierista, è venuto a mancare.
Ma non era stato il primo dei Pink Floyd a mancare, il primo a lasciare il gruppo era stato Syd Barrett, anima psichedelica la cui presenza si sentiva fortemente nei primi due dischi ma che in pratica influenzò tutta la storia dei Pink Floyd; Syd Barrett dopo aver lasciato il gruppo nel 1968, è morto solo recentemente, nel 2006, a causa della malattia mentale di cui soffriva da tempo. Ma era da molto tempo solo un lontano ricordo, di cui risente tutta la produzione dei Pink Floyd. Degli altri membri storici, Waters abbandonò il gruppo nel 1985 a causa di un ego decisamente ingombrante ma degno di giustificazione ed è tuttora più che attivo senza la band. Morto Wright nel 2008, restano, al momento nella formazione dei Pink Floyd, solo David Gilmour e Nick Mason.
Senza nulla togliere agli altri componenti, a dividere spesso i fan in due parti erano Roger Waters e David Gilmour. Di Gilmour negli ultimi anni si segnala il buon album On Island del 2006, che fu accompagnato da un bel tour con alcune date anche in Italia, di Roger Waters invece i colpivano senza alcun dubbio più degli album solisti i concerti a 360° spettacolari, fatti non solo di musica, ma anche di immagini, luci, colori, spettacolo, con un repertorio in pieno stile Pink Floyd di Roger Waters. Gli spettacoli di Waters danno l’idea di essere ad un vero concerto dei Pink Floyd, che la vera eredità della band, al di là del nome, sia di Waters. David Gilmour è sempre stato invece un elemento più raffinato, più sobrio, rispetto a Roger Waters, ma non per questo di secondo piano. Era un elemento di raccordo, fondamentale, per le varie idee vistose di Waters. I suoi prodotti da solista lo confermano, riuscendo a separare in essi solo quella frazione, quella più delicata, più intimista. Ognuno dei componenti dei Pink Floyd, preso singolarmente, senza i Pink Floyd non riesce ad essere i Pink Floyd, ma solo se stesso. Non che sia troppo male essere David Gilmour: le sue canzoni sono eleganti, ben suonate, capaci di trasportare in un suo mondo onirico, ed io stessa fra i due non ho mai saputo chi fosse più “giusto”.
Perciò, credo che lo spettacolo a Pompei sarà sicuramente valido, anche se ben lontano da quello del ’71, dato che ad avvicinare i due eventi sarà perlopiù la commemorazione, il ricordo degli antichi fasti. Dico sicuramente valido perché Gilmour è sempre Gilmour, un elegante premio di consolazione, lontano da quell’epicità che caratterizzava cinque ventenni inglesi che stavano scrivendo la storia della musica. Il dubbio è: a che prezzo comprare il passato, una reminescenza ben lontana dalla freschezza e la genialità apparsa per la prima volta agli inizi degli anni ’70? Non è forse un raggiro far spendere 300€ proprio sapendo che le persone sarebbero disposte a spendere anche di più per cullarsi nell’idea di essere nel ’71, di avere qualcosa che li avvicini a quell’evento cardine e fascinoso che cambiò la storia della musica?
Se confrontiamo i prezzi con quelli degli altri concerti di David Gilmour (circa 90€ per il Circo Massimo di Roma, adesso nel 2016, contro i 50€ del 2006), degli spettacolari concerti di Roger Waters (sui 50€ nel 2006, dai 60 ai 90€ nel 2013), o di altri artisti dello stesso calibro (un concerto di Bob Dylan costa mediamente tra i 70 e i 100€), e se consideriamo che la cornice è un sito archeologico piuttosto delicato e che quindi ci sarà un bel da fare dietro e che i posti al suo interno sono comunque limitati, forse il prezzo non è così alto come potrebbe sembrare.
Abbastanza inaccessibile, dal punto di vista concettuale, oltre che per i giovanissimi, anche per le famiglie numerose: 300€ x 5 sono 1500€, il prezzo di una vacanza, che però, invece di durare 10 giorni, dura 2 ore. Insomma, il concerto di Gilmour a Pompei si manifesta come un chiaro evento di lusso, che però invece di selezionare persone con una certa disponibilità economica, come ci immagineremmo, disposte a far sparire 350€ in 2 ore (ma che diventano 700€ se offri il biglietto alla tua fidanzata), eventi che in fondo sono sempre esistiti, selezionerà invece il fanatismo. C’è da aggiungere inoltre, cosa che giustifica questa politica dei prezzi, che età dell’artista e prezzo del biglietto vanno di pari passo. Non nascondo che spesso ho sentito dire: “devo andare a un suo concerto, prima che muore.” C’è anche una sorta di scaramanzia in tutto questo, i concerti sono album di figurine, e vanno collezionati tutti finché risulta possibile, e c’è anche una rincorsa agli artisti fondamentali più anziani, indipendentemente dalla loro capacità di riuscire o meno ad avere ancora delle ottime performance, cosa che in effetti non tutti sono in grado di fare quando viene oltrepassato un certo limite. E sembra che più le performance rischino di essere compromesse a causa dell’età, tanto più le persone siano disposte a pagare. D’altronde, se il prezzo del biglietto è stato fissato a 345€, sold out, con rivenditori che offrono singoli biglietti con prezzi che si aggirano intorno ai 1500-2000 €, è perché se c’è offerta c’è domanda.
Valentina Guerriero