Presidente, sono costretto a scriverti, visto che i miei ripetuti tentativi di incontrarti alla tenuta sono risultati vani. Ti scrivo,con la speranza che tu possa leggere questo drammatico “atto” che rappresenta un mondo che forse nessuno ti ha mai descritto, di cui nessuno forse ti ha mai parlato. Ti voglio raccontare cosa avviene dietro le quinte, dietro ogni sipario quotidiano del cosiddetto progetto “Scuolebelle”. Ti voglio raccontare cosa avviene dentro ogni casa dei lavoratori ex lsu dopo avere ricevuto una busta paga spenta di ogni dignità,misera di ogni qualsivoglia “potere d’acquisto” per usare un termine in uso oggi.Ti voglio raccontare della Signora Banca Ore,una signora che appare e scompare dalle buste paga dei lavoratori come il famoso gioco delle 3 carte. Una banca ore che “parte” inverosimilmente al contrario.Una banca ore che rimane nelle tasche di pochi, ma non certo nelle tasche dei lavoratori. Ti voglio raccontare dello zio Angelo, “u zu Angelu” un 63 enne arrampicato su una scala, pronto a dipingere il tetto della scuola “pincopallinna”. Tetto dipinto qualche settimana prima di un rosa timido,oggi di un rosso porpora. Ti voglio raccontare di piccole donne minute e stanche che si improvvisano muratrici senza sapere cosè una cazzuola. Ti voglio raccontare di un lungo viaggio (tutti in fila) pronti a raggiungere il posto di lavoro, un viaggio che che mi fa tornare in mente la fila dei lavoratori in attesa dei “caporali”. Ti voglio raccontare di un mondo di lavoratori che credimi,mi è difficile descrivere,di un mondo di lavoratori “invisibili” privi di qualunque diritto del più semplice contratto.Lavoratori “spostati” a comando da una scuola ad un’altra con una semplice telefonata,anche di notte. Ti voglio raccontare di “ricatti” di contestazioni inesistenti di “dittature” da parte di piccoli sottocapi.Ti voglio raccontare della speranza di questi lavoratori di entrare in un mondo del lavoro vero,un mondo che ti permetta di andare in pensione con dignità,di quello che ti permetterà di sorridere serenamente ai tuoi nipoti,alla vita. Vorrei dirti caro Matteo che pur non essendo un economista,credo che questo denaro, di tutti noi, potrebbe esere investito in altro modo, magari internalizzando questi lavoratori, giovani figli di una vecchia politica che li ha sfruttati in termini di voti ed oggi vecchi figli di una nuova politica che non sa cosa farne. Le scuole caro Matteo facciamoli abbellire,manutendere a personale competente, a ditte specializzate e non improvvisate. Rottamiamo vecchie ideologie,vecchi pensieri,rivestiamo questi lavoratori di una dignità che ricolori la loro anima, il loro essere lavoratori. Non lasciamoli morire vestiti di una casacca targata “scuolebelle”.
Aldo Mucci