Separazioni e divorzi si cambia. Perché la coppia che sceglie di dirsi addio in modo consensuale non comparirà mai davanti a un giudice. Tutto si risolverà con un accordo tra i coniugi assistiti dai rispettivi avvocati. È una vera e propria rivoluzione quella che il ministro della Giustizia Andrea Orlando annuncia tra le misure di un imminente provvedimento (forse anche un decreto legge) per far fronte all’enorme mole di processi civili pendenti (5,4 milioni), causa di infinite lentezze e freno alla crescita economica. È la prima volta che il Guardasigilli espone alle Camere il suo programma. Lo fa in commissione Giustizia, al Senato, mettendo in chiaro che ci sono quattro emergenze da affrontare subito (arretrato civile, sovraffollamento carcerario, mancanza di personale, lotta alla criminalità organizzata) per «bonificare il campo». Solo in un secondo momento, in giugno, si potrà fare una riforma della giustizia «che abbia un respiro complessivo». Intanto le emergenze. E per quella che affligge il settore civile, gli uffici di Orlando hanno già pronta una bozza di testo da portare in uno dei prossimi Consigli dei ministri per «favorire la composizione dei conflitti in via stragiudiziale e per deflazionare il contenzioso». Tradotto in altri termini: le cause pendenti che ingolfano i tribunali verranno risolte con procedure alternative o trasferite in una sede arbitrale. Vi rientrano le separazioni e i divorzi (ma non il lavoro, la previdenza e l’assistenza).