Attivare lo scudo dell’Ismea per garantire al 100% i prestiti delle circa 750mila aziende agricole italiane alle prese con gli effetti sull’economia e sull’occupazione dell’emergenza coronavirus. E’ quanto chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in relazione al decreto liquidità nel fare appello al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri per valorizzare con ulteriori risorse aggiuntive il ruolo dell’Ismea che già dispone degli strumenti adeguati e delle conoscenze tecniche per accompagnare le aziende in questo difficile frangente. “Bisogna allungare il tempo di rimborso prestiti almeno dai 6 a 10 anni e affidarne la gestione al Fondo di garanzia dell’Ismea per l’agricoltura e la pesca e al Fondo per le Piccole e Medie Imprese per l’agroindustria e l’agroalimentare” afferma Prandini nel precisare che “sono strumenti che funzionano da anni, che sono collaudati, che hanno limiti molto meno stringenti della SACE e che non prevedono costi aggiuntivi per le imprese. Per le imprese agricole, della pesca e anche dell’agroindustria – precisa Prandini – non c’è bisogno di nuovi strumenti o duplicazione di strumenti che già esistono e funzionano. Occorre quindi aumentare la dotazione già assegnata alle garanzie fornite da ISMEA dal decreto e agire attraverso il sistema informativo nazionale per velocizzare le istruttorie ed evitare che evasori fiscali e aziende non in regola possano sottrarre risorse vitali per il settore. Inoltre le aziende che accedono alle garanzie devono assicurare continuità dell’attività agricola e il sistema deve prevedere penalizzazioni significative per quelle che adotteranno comportamenti opportunistici. “In questo momento storico è necessario intervenire con la massima efficienza e velocità e con il minimo possibile di burocrazia – conclude Prandini – per rafforzare lo scudo a protezione delle aziende agricole che possono così continuare a combattere in prima linea per assicurare i rifornimenti alimentari alle famiglie italiane”.