Addio all’inverno. Alle 16,33 di domani, domenica 20 marzo, l’equinozio segnerà l’arrivo della primavera e da quel momento le ore di luce cominceranno gradualmente ad aumentare. Nonostante la temperatura sia ancora piuttosto bassa per salutare la primavera, è questo il momento dell’anno che segna il passaggio alla bella stagione. L’equinozio di primavera, come quello d’autunno, sono i momenti in cui il centro del disco del Sole si trova sul punto d’incrocio tra l’equatore celeste e l’eclittica, ossia la traiettoria circolare descritta apparentemente in un anno dal Sole sulla sfera celeste. Il termine equinozio deriva dal latino ‘aequa-nox’, ossia ‘notte uguale’, a indicare il giorno in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata. È la particolare inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano orbitale della Terra a determinare il fenomeno, così come più in generale la durata di giorno e notte; cambia di conseguenza l’inclinazione dei raggi solari, che determina le caratteristiche delle stagioni. Questa regolarità aveva portato a stabilire nel 21 marzo la data dell’equinozio di primavera, decisa nel 325 dal Concilio di Nicea per calcolare la Pasqua cristiana e adottata dal calendario gregoriano utilizzato ancora oggi. Ma tale sistemazione non è perfetta: il calendario misura 365 giorni per un anno, cioè un quarto di giro in meno di quanti la Terra ne compia su se stessa durante una rivoluzione completa attorno al Sole (fatta in 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 49 secondi). Significa che accumuliamo ritardo per 3 anni e poi recuperiamo tutto aggiungendo 1 giorno ogni 4 anni. Il ritardo che accumuliamo fa sì che ogni anno il momento dell’equinozio di primavera sia in un orario diverso rispetto al precedente e può così cadere in un giorno compreso tra il 19 ed il 21 marzo. Infatti l’ultima volta che l’equinozio è caduto proprio il 21 marzo è stato nel 2007 e la prossima volta sarà fra ottanta anni, nel 2102.