«Ora è il tempo – ha detto Marino durante l’omelia – della Chiesa, è tempo di uscire dal tempio, per incontrare la gente, tempo della missione. Incontreremo difficoltà ma noi non possiamo tacere: abbiamo una parola da dire e da dare, ed è la parola di Gesù»
Un pomeriggio intenso quello vissuto dai fedeli della diocesi dei santi Felice e Paolino. Quest’oggi, infatti, domenica 15 gennaio, la chiesa di Nola ha salutato il suo nuovo Pastore, monsignor Francesco Marino, che succede a monsignor Beniamino Depalma, ora vescovo emerito. Alle 16, il primo saluto al nuovo vescovo è stato dato dai giovani, presso la Chiesa del Gesù in piazza Giordano Bruno, seguito dal saluto dell’amministrazione comunale. Poi, intorno alle 17,30, monsignor Marino è entrato nella Basilica Cattedrale di Nola.
I giovani hanno ringraziato il nuovo vescovo per aver voluto iniziare proprio incontrando loro il suo ministero pastorale: «Vuol dire che, prima ancora di conoscerci, già ci volete bene! Quanto è importante questo per noi! Abbiamo bisogno di una Chiesa che ci inciti a dare il meglio e a formarci come cristiani e cittadini. Abbiamo bisogno di un pastore che ci spinge verso la missione e a non cedere alla tentazione della mediocrità. Abbiamo bisogno di sacerdoti e laici adulti che siano testimoni nei fatti, e non a chiacchiere. Allo stesso tempo, umilmente, sappiamo che il vescovo ha bisogno di noi giovani per disegnare una Chiesa radicata nel Signore e allo stesso tempo fresca, aperta, nuova nei linguaggi e nello stile. Noi ci siamo». Nella sua replica monsignor Marino ha ricordato che nel suo messaggio loro rivolto ha richiamato «quello che papa Francesco e il presidente Mattarella hanno detto riguardo ai giovani e cioè che la nostra società tende da un lato ad esaltare la giovinezza, dall’altro ad emarginare i giovani. Io vi invito a leggere, ma faccio mia, la lettera che papa Francesco ha rivolto ai giovani e faccio mio e vi affido il messaggio del Santo Padre: “Abbiate il coraggio dell’audacia”».
Dopodiché, come anticipato, è stata la volta del saluto con le istituzioni cittadine. «La città la accoglie con entusiasmo e speranza – ha detto il sindaco di Nola, Geremia Biancardi − nella certezza che continueremo ad avere un pastore che ci indicherà la strada da percorrere. Padre la aspetta un lavoro molto arduo e speriamo, come ci ricorda papa Francesco, che anche lei abbia l’odore delle pecore affidate così che il cammino sarà più facile o meno pesante per tutti noi». Rispondendo al saluto del sindaco, monsignor Marino ha dichiarato: «Vengo come amico e per essere amico, come un nuovo cittadino di questa comunità che si impegna ad essere leale sempre e fedele agli impegni che accomunano tutti quelli che vogliono costruire una società di libertà e di pace. Il vescovo viene a dire la gioia della buona notizia, questo è il suo compito, e collabora per la promozione dell’uomo e della comunità con lo stile di Gesù, con il dialogo, la ricerca sincera della verità e la mite testimonianza della Parola che cerca il bene di tutti. So che la Chiesa di Nola abita e vuole abitare questa storia la nostra storia così. Sono qui per accogliere umilmente e valorizzare con passione i tanti segni di bene, del tanto bene diffuso fra tutti gli uomini e le donne di buona volontà che già da tempo lavorano qui per il bene comune. Il recente sinodo diocesano si è chiuso con un messaggio: “Abbiamo imparato ad amare di più” che dice il sentimento di simpatia e accoglienza che la Chiesa nutre verso ogni creatura che abita questa terra. Ciò ha dimostrato in concreto il valore della parola sinodalità, oggi, che nel vivere civile si potrebbe tradurre come la volontà di pensare insieme e agire insieme. Le nostre comunità del meridione hanno bisogno di unire le forze di fronte a questioni che superano abbondantemente la forza dei singoli . Il dramma della disoccupazione giovanile, l’affanno delle famiglie monoreddito, la crisi delle piccole e medie imprese, i tentacoli della corruzione e della criminalità organizzata, attivi anche quando sembrano silenti, l’aumento del numero di persone impoverite o in situazione di indigenza assoluta, le nuove piaghe come il gioco d’azzardo e la violenza gratuita in famiglia e fuori: se il male quasi per definizione è sempre organizzato, nostro compito prioritario è organizzare il bene».
Infine il momento culminante della celebrazione eucaristica, alla quale erano presenti il Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, e molti altri vescovi della Campania. «Cari presbiteri, che il Signore mi dona come mia nuova famiglia; cari diaconi, il cui carisma è memoria che la Chiesa è servizio; cari seminaristi, futuro di questa Chiesa; carissimi fratelli e cittadini di Nola, a tutti voi giunga il mio saluto affettuoso e fraterno»: queste le prime parole con le quali monsignor Marino ha iniziato la sua omelia nella Cattedrale gremita. Poi si è subito rivolto a monsignor Depalma, ringraziandolo per il ministero pastorale appena concluso e dichiarando la propria disponibilità a raccogliere l’eredità dell’ultimo Sinodo diocesano: «raccolgo la consegna che tu hai rivolto alla chiesa nolana, una settimana orsono. Una chiesa che sa immergersi, adorare, ascoltare, celebrare, nella capacità di relazione, una chiesa dalla parte dei poveri. Questo è il testimone che tu mi consegni e che io farò mio e che con l’aiuto di Dio cercherò di onorare nel mio ministero».
Il nuovo vescovo di Nola ha salutato ogni parte del popolo di Dio, dai sacerdoti ai seminaristi, dagli amministratori del territorio a tutti i laici, non facendo mancare un pensiero particolare per i giovani: «A voi popolo di Dio chiederò sempre la preghiera per le mie incoerenze. Io che sono stato insediato vescovo, che sono salito sulla cattedra di Felice e Paolino, che ho responsabilità di guida nei confronti di ciascuno di voi, della vostra vita di carità, di preghiera, di trasmissione del Vangelo, mi sento chiamato dall’Agnello di Dio, il servo del signore, mi sento chiamato non a primeggiare secondo la logica del mondo ma ad agire secondo quella del servizio, quella vissuta da Gesù e comunicata alla Chiesa dal suo Spirito. Ora è il tempo della Chiesa, è tempo di uscire dal tempio, per incontrare la gente, tempo della missione. Incontreremo difficoltà ma noi non possiamo tacere: abbiamo una parola da dire e da dare, ed è la parola di Gesù».