Già dal lontano 2012 gira sul web una strana notizia tornata di moda di recente: una tassa su tatuaggi e piercing varata al tempo del Governo Monti. Stando a quanto riportato da numerosi blog e siti web, l’imposta sui tatuaggi sarebbe pari a 1,58 € per centimetro quadrato di disegno, maggiorato di 19,85 € nel caso questi abbia un tema violento, razziale o sessualmente esplicito, mentre invece la tassa per i piercing ammonterebbe a 6,52 € cadauno.
Decisamente ben costruita ed articolata, la notizia bufala presenterebbe anche una precisa data di scadenza per il pagamento della tassa sui tatuaggi, il 30 Giugno, una sede di controllo per l’avvenuto pagamento, sulle spiagge dagli agenti del CDB (Controllo Demaniale Bagnanti) delle Capitanerie di Porto e, un nome specifico per la tassa sui tatuaggi in questione: ISE, ovvero Imposta Sanitaria Estetica, imposta voluta sia dalla Unione Europea che dal CEPCM (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie).
La notizia, pressappoco identica in tutti i siti che si limitano a citarsi come fonte a vicenda, continua poi con un’articolata spiegazione sul perché, il fu Governo Monti , abbia deciso di far entrare in vigore tale tassa e su quali siano le destinazioni dei soldi raccolti tramite tale imposta. Di certo una notizia ben elaborata, peccato che tale tassa sui tatuaggi non sia valida in Italia, bensì in Arkansas! Nel paese al sud degli USA infatti, pare che ogni piercing e tatuaggio sia soggetto ad una tassa del 6%, fissata dallo Stato per scoraggiare tali pratiche fonti di malattie e quindi di spese sanitarie.