L’economia campana presenta una struttura produttiva diversa da quella italiana e la sua apertura al commercio estero è molto più contenuta. Rispetto al dato nazionale, la regione ha una quota maggiore di servizi ed agricoltura sul Valore Aggiunto, a scapito dell’industria e la quota di commercio estero sul Pil regionale è molto bassa (circa il 11% rispetto al 28% del dato nazionale). E’ quanto emerge dalla lettura dei dati economici effettuata dall’Area Research & IR di Banca MPS, che ha analizzato le peculiarità del territorio e la dimensione economica della Regione Campania. La Campania soffre di debolezze strutturali che accentuano la caduta del Pil nelle fasi di recessione e bloccano la crescita nelle fasi di espansione. Secondo previsioni di Prometeia, a fronte di una crescita del Pil nazionale dell’0,3% a/a nel 2014, la regione dovrebbe registrare un’ulteriore contrazione di poco inferiore al 1% a/a. Nel complesso la Campania mostra ancora grandi difficoltà del tessuto economico, ma non è condivisibile l’affermazione diffusa secondo la quale sarebbe a rischio di desertificazione industriale. A Solofra è concentrato uno dei più importanti poli europei per quanto riguarda le industrie del cuoio e della concia delle pelli. Interessante anche il comparto della logistica, che trova uno dei suoi poli di eccellenza a livello europeo nell’ Interporto-CIS di Nola. La ripresa per l’Italia giungerà da un recupero della domanda estera, fattore che avrà effetti limitati sul Pil campano a causa della bassa apertura al commercio estero. I consumi delle famiglie, causa la crescente disoccupazione, rimarranno invece molto deboli per tutto il prossimo biennio. L’analisi svolta dall’Area Research & IR di Banca MPS sottolinea anche come la ripresa economica della regione più popolosa del Sud non può che passare dal rilancio del territorio, dall’innovazione e dal rilancio del turismo. Segnali positivi potrebbero arrivare anche dai settori dell’agroalimentare.