“Un quadro fatto di luci e ombre per l’agricoltura meridionale e campana, ma che ci conferma la necessità di continuare a spingere sul progetto di filiera agroalimentare innovativa e sostenibile”. È il commento di Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale della Coldiretti e presidente della federazione della Campania, ai dati del rapport Svimez sull’economia del Mezzogiorno diffusi ieri.
“Colpisce anzitutto – sottolinea Masiello – il dato sull’export agroalimentare. I dati ci dicono che il 45% del cibo che dal Sud arriva sui mercati di tutto il mondo è prodotto in Campania. Un elemento positivo, ma che tuttavia va letto nel complesso dei dati nazionali. L’export agroalimentare del meridione è 1/5 di quello nazionale, ciò vuol dire che esistono enormi margini di crescita. Anche sul fronte dell’occupazione, in un quadro di debolezze croniche, si registra un incremento dei posti di lavoro in agricoltura (+5,5%) nel Mezzogiorno che fa il paio con il passaggio di testimone generazionale nelle imprese agricole. Difatti i dati ci dicono che l’incremento occupazionale in agricoltura è più forte sul fronte del lavoro indipendente. Ma allo stesso tempo registriamo in Campania un calo del valore aggiunto, che significa debolezza negli investimenti. Tra le cause va registrato anche il ritardo di cui ha sofferto il sistema agricolo nell’avvio del PSR 14/20, che solo quest’anno ha visto partire i bandi in maniera significativa. Ma significa anche che occorre lavorare sul rafforzamento della capacità di fare rete. Per questa ragione Coldiretti ha puntato fortemente sugli investimenti nella cooperazione, che ritroviamo nella misura 16 del PSR. La nuova agricoltura vince le sfide se da una parte riesce ad essere identitaria e tracciabile, attraverso la multifunzionalità e la trasparenza, e se dall’altra è capace di rafforzare il valore del prodotto made in Italy. In questa direzione va il progetto di Filiera Italia, che Coldiretti ha messo in piedi insieme all’industria agroalimentare di eccellenza”.
Il rilancio del Sud passa dunque – conclude la Coldiretti – dalla capacità di riuscire finalmente a sfruttare le risorse culturali e paesaggistiche e ambientali che offrono enormi opportunità all’agricoltura di qualità, all’enogastronomia e al turismo. Un nuovo modello di sviluppo che passa dalla valorizzazione della distintività del territorio come hanno dimostrato di saper fare le moltissime nuove imprese condotte da giovani nate nel settore agricolo.