L’Associazione nazionale avvocati italiani ha inviato al ministro della Giustizia Andrea Orlando un atto di diffida e ammonimento affinché provveda quanto prima a modificare il regolamento sull’elezione dei Consigli degli ordini degli Avvocati.
«Le pronunce del Tar prima e quella del Consiglio di Stato poi, hanno determinato un grave clima di incertezza» ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla.
«Già a dicembre avevamo inviato al ministro una istanza sottolineando come il presidente del Tar Lazio con il decreto 6538 del 18 dicembre 2014 avesse dichiarato che sussisteva l’obbligo di osservanza da parte degli organi competenti del disposto di cui all’articolo 29, comma 3 della legge di riforma dell’ordinamento forense. Ora, l’ordinanza della IV sezione del Consiglio di Stato della scorsa settimana, ha testualmente stabilito che la legge 247/2012 e il regolamento per le elezioni forensi sono in contrasto in merito alla tutela delle minoranze, che in un ente pubblico di carattere associativo ben riflettono sui temi dell’imparzialità dell’amministrazione di cui all’articolo 97, comma 2 della Costituzione.
L’ordinanza, inoltre, ribadisce che il limite di voti (due terzi) di cui all’art. 28 comma 3 della legge n. 247/2012 sia da considerarsi invalicabile, fermo restando la possibilità di prevedere, entro lo stesso confine (dei due terzi), modi di espressione delle preferenze ulteriori tese a salvaguardare la maggioranza di genere».
«Considerato che l’inerzia del ministro Orlando ha già provocato numerosi contenziosi – ha continuato – il presidente De Tilla – riteniamo indispensabile ed urgente che gli avvocati italiani possano votare i loro rappresentanti nei Consigli degli Ordini distrettuali secondo regole legittime e democratiche in tempi brevi».
Per questo motivo l’Anai, assistita dagli avvocati Giulio Prosperetti e Isabella Stoppani, invita il Guardasigilli a modificare il regolamento 170/2014 secondo le indicazioni espresse dal Presidente del Tar Lazio con i decreti cautelari 6538/2014 e 6/2015 e dall’ordinanza 735/2015.
In caso contrario, riporta il testo della diffida, «sarà responsabilità del ministro della Giustizia l’ulteriore proliferare dei contenziosi in relazione ai risultati delle elezioni già svoltesi, il protrarsi della prorogatio dei Consiglio degli Ordini nei quali non si è votato ed in generale una situazione di assoluta incertezza giuridica».