Nessun partito o coalizione è arrivato al 40% che permetteva e prometteva maggioranza assoluta alla Camera e al Senato. Le Camere si riuniranno il 23 marzo, dopo ci saranno le consultazioni al Quirinale. Per il governo servono alleanze che al momento non esistono. C’era una quota da raggiungere per governare da soli, partito o coalizione che si fosse, e questa quota non è stata raggiunta da nessuno alle elezioni politiche 2018. Nessun partito o coalizione è arrivato al 40% che permetteva e prometteva maggioranza assoluta alla Camera e al Senato. Una maggioranza di governo non è dunque uscita dalle urne e bisognerà formarla fuori, calcolatrice in una mano e programmi politici nell’altra.
Con il 31% il Movimento 5 Stelle dovrebbe avere 235 seggi alla Camera, per avere la maggioranza ne servono però 316 e quindi ne mancano 81.
Va meglio al centrodestra che ne ha 252 e a cui ne mancano 64. Il problema è dove andarli a prendere. Stesso discorso per il Senato dove la maggioranza e a quota 158. I penstastellati si fermano a 114, il centrodestra a 134.
Fuori dai giochi il centrosinistra che si prepara a fare opposizione con appena 51 seggi in Senato e 115 alla Camera. Voti utili per una coalizione? Difficile se si guarda alle dichiarazioni della campagna elettorale. Allora forse sono le forze che hanno vinto a doversi unire, ma anche qui ci sono veti incrociati.
Stando solo alla matematica può esistere un governo M5S-Pd con anche Liberi e Uguali: facendo i conti al Senato sono 48 i seggi Pd, 112 quelli del Movimento 5 Stelle, 8 quelli di Liberi e Uguali con una somma di 168 che maggioranza anche se non enorme. Difficile però che un Pd con ancora Renzi dentro si allei con i pentastellati, che sembrano più aperti che in passato ad alleanze, pur mantenendo solo i punti del loro programma.
C’è anche lo scenario di un accordo fra M5S e Lega. Le due forze che hanno vinto le elezioni non avrebbero problemi a governare, numeri alla mano, ma l’alleanza politica non è semplice e i leghisti dovrebbero lasciare l’accordo del centrodestra, loro fra i primi a dire no agli inciuci.
Niente da fra per un’alleanza trasversale centrodestra-centrosinistra. Pd e Forza Italia insieme non hanno i voti per governare.
Le urne hanno detto che i numeri non ce li ha nessuno e per questo c’è anche l’ipotesi di un governo di scopo, con un obiettivo come una nuova legge elettorale, o un governo di unità nazionale con l’appoggio di più forze politiche. Neanche questa strada è semplice. Prima però ci sono altri passi da fare.
I nuovi eletti devono registrarsi in Parlamento fra l’8 e il 9 marzo. La prima seduta è fissata per venerdì 23 con l’elezione dei presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama. Entro il 25 marzo i parlamentari devono comunicare il gruppo di appartenenza (qui c’è la questione in sospeso dei possibili esclusi dal Movimento 5 Stelle perché indagati, condannati o con processi in corso, ma comunque candidati).
Solo alla fine del mese, dopo tutti questi passaggi, si procede alla formazione dell’eventuale nuovo governo con le consultazioni al Quirinale. È infatti il presidente della Repubblica a dare l’incarico di formare il nuovo esecutivo dopo aver parlato con tutti i gruppi eletti. Sergio Mattarella può dare un incarico pieno, se un gruppo si presenta con i numeri per governare, oppure uno esplorativo per vedere se è possibile la formazione di un esecutivo. Solo al momento dello scioglimento della riserva, in senso positivo ovviamente, si può presentare la lista dei ministri al Colle. Per governare c’è bisogno che il governo giuri e soprattutto che abbia il voto di fiducia delle Camere. Deve, in conclusione, avere i numeri di una maggioranza che a oggi nessuno ha.