Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti fa cadere il primo tassello della Buona scuola renziana. I confederali: “Non ci sarà più un arruolamento arbitrario”. L’associazione presidi: “Un errore che farà male agli studenti”
La prima promessa elettorale di Lega e Cinque Stelle sulla scuola è stata rispettata. Questo pomeriggio il ministro dell’Istruzione Marco Busssetti e i sindacati, dopo otto ore di trattative, hanno firmato l’accordo – un contratto transitorio – che prevede che il personale docente venga assegnato dall’Ufficio scolastico territoriale all’istituto scolastico scelto attraverso la graduatoria e utilizzando i punteggi delle domande di trasferimento. Dunque, per il passaggio dei docenti dall’ambito territoriale alla scuola non ci sarà più la cosiddetta chiamata diretta del dirigente, prevista dalla “Buona scuola” renziana (approvata nel luglio 2015).
L’accordo è stato firmato da Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e dalla Gilda. Dicono i sindacati: “Questo atto rende oggettivo e non discrezionale l’arruolamento”. L’articolato prevede due fasi: innanzitutto la copertura dei posti disponibili prioritariamente per le categorie protette, quindi i posti residuali assegnati seguendo il punteggio di mobilità. Alla presentazione della domanda, che avverrà a partire dal 27 giugno e sarà come sempre on line, il docente indicherà la scuola – una soltanto, prima erano cinque – da cui partire. Nel caso di mancata indicazione sarà considerato l’istituto capofila in quell’ambito.Le operazioni dovranno essere concluse entro il 27 luglio. Successivamente sarà effettuata l’assegnazione della sede per il personale neo immesso in ruolo: i vincitori di concorso, che avranno priorità, e quindi i supplenti provenienti dalle graduatorie ad esaurimento (le Gae), anche qui in ordine di punteggio. La sede di incarico sarà assegnata contestualmente all’ambito di cui il docente è titolare.
L’accordo, firmato alla vigilia delle nomine degli insegnanti, prevede una seconda parte attraverso la quale si abolirà la chiamata diretta anche per via legislativa, presumibilmente con decreto del prossimo Consiglio dei ministri.
La Gilda degli insegnanti ricorda come negli ultimi due anni sia stata la sola tra i sindacati rappresentativi a non sottoscrivere i contratti sulla mobilità “per contrarietà alla chiamata diretta”. Dura l’associazione nazionale presidi: “Ancora una volta si pretende di modificare una norma di legge imperativa con un accordo contrattuale tra le parti. Se il Parlamento ha fatto una legge come possono due parti decidere che questo istituto va abbandonato”. Il presidente Anp, Antonello Giannelli, dice ancora: “I dirigenti scolastici non sono innamorati di questo istituto in quanto tale, ci può far comodo un obbligo in meno. Il problema è che l’abolizione della chiamata diretta fa male all’utenza. Era positiva: consentiva di scegliere i docenti più adatti per l’offerta formativa della scuola, permetteva di adattare il servizio alle esigenze dei ragazzi”.