Martedì il capo dell’agenzia di frontiera dell’Unione europea ha espresso preoccupazione per il numero crescente di migranti che stanno arrivando in Egitto come punto di partenza per il loro viaggio in mare pericoloso diretti in Europa. I trafficanti, subito dopo la chiusura dell’accordo Ue-Turchia, si sono messi alla ricerca di rotte alternative, perché la domanda dei profughi che voglio raggiungere l’Europa resta altissima”, ha dichiarato il capo Frontex Fabrice Leggeri in un’intervista ai tedeschi del Funke Mediengruppe. “L’esplosione della rotta mediterranea era prevedibile. Secondo le prime ipotesi, i siriani partono dalla Turchia dove sono 2 milioni e 700mila, dal Libano un milione e 48mila, dalla Giordania 642mila e dalla stessa Siria. Evitano Israele, dove resta impossibile passare, entrano in Giordania via terra, si imbarcano sul Mar Rosso e arrivano in Egitto, nel Sinai. Poi dall’Egitto, partono per l’Italia. Una rotta via mare ben più lunga di quella dalla Libia e assai più pericolosa. “Il percorso sta guadagnando popolarità. La traversata è estremamente pericolosa, il viaggio dura spesso più di 10 giorni”, ha inoltre spiegato Leggeri, aggiungendo che ci sono stati “poche navi su questa rotta che potrebbero salvare i migranti dalle barche che potrebbero affondare”. Diversi porti nordafricani, compresi quelli libici, stanno guadagnando popolarità come punti di partenza, con l’Italia che risulta come destinazione chiave. “La via del Mediterraneo centrale non è mai stata così popolare”, ha detto Leggeri. Esiste poi un secondo problema che riguarda, l’arrivo dei cittadini egiziani. I numeri sino allo scorso anno sono stati molto bassi ma negli ultimi mesi si sta registrando un incremento che preoccupa le Ong che monitorano i flussi. Dall’egitto infatti non partono gommoni, che salpano dalla Libia, ma imbarcazioni molto grandi con diverse centinaia di migranti l’una. Le indagini italiane hanno inoltre dimostrato la “forza” dei trafficanti egiziani: dispongono di camion per trasferire i migranti e basi lungo la costa dove nasconderli, di una rete di basisti in Italia a cui fornire anche assistenza legale in caso di problemi, soprattutto di “navi madre”. Le notizie di oggi, commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rappresentano un fronte nuovo e delicato che potrebbe rendere molto calda l’estate dell’immigrazione italiana. Nei primi giorni di giugno Adrian Edwards, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, ha confermato in una riunione a Ginevra che dall’inizio del 2014 ad oggi sono morti 10 mila migranti mentre tentavano di attraversare il mar Mediterraneo. Per la precisione 10.085, dato aggiornato al 5 giugno 2015. Solo nel 2016 le vittime sono state 2.809, mentre il tratto più pericoloso è stato quello tra la Libia e l’Italia. La previsione dell’ondata migratoria, secondo il capo Frontex Fabrice Leggeri, rischia di essere ben peggiore di quanto preventivato con un aumento fra le 13 e le 14 volte in più rispetto ai migranti dalla Turchia alla Grecia.