La teoria denominata “Evoluzione ideoplastica” o “Plasticismo evolutivo”, è una teoria neo-evoluzionistica che riconosce sia la validità del principio della selezione naturale – basata, com’è noto, sul principio della sopravvivenza e della maggiore diffusione dei più adatti – sia il ruolo della genetica nella fissazione e diffusione dei caratteri acquisiti, ma mette in discussione il meccanismo, ritenuto non condivisibile, della comparsa CASUALE di mutazioni evolutive che siano funzionali e coordinate, e non patogenetiche.
Questa teoria, al momento ferma allo stadio di “ipotesi di studio”, ha preso origine dall’osservazione naturalistica di alcuni insetti mimetici (tra cui i phasmatodea) e propone di valutare la possibilità che l’evoluzione degli esseri viventi possa essere influenzata da una possibile azione mutagena della psiche dei viventi, che – attraverso fattori epigenetici e trascrittasi inverse – sarebbe poi in grado di fissare le caratteristiche così acquisite nei gameti degli individui e, quindi, nel genotipo dell’individuo e, con i successivi incroci, nel genoma della specie.
In particolare, questa interessante teoria propone che il meccanismo che induce le variazioni temporanee negli organismi rapido-mimetici (es. nelle seppie e nei camaleonti) sia simile a quello che ha indotto le variazioni, poi fissate geneticamente, negli organismi cripto-mimetici come gli insetti-foglia, e che entrambi presentino dei meccanismi (ancora da individuare ma suggeriti dall’autore) che consentano l’attivazione e la fissazione genetica di nuove caratteristiche nel genoma delle specie in evoluzione.
Che la mente possa incidere sull’espressione dei geni è un fatto che, all’autore, sembra acclarato: fenomeni come la gravidanza isterica e la somatizzazione di eventi traumatici o di particolari stati psichiatrici e psicologici lo dimostrerebbero con chiara evidenza. Le variazioni proteiche-ormonali risultanti sarebbero poi fissate tramite i meccanismi di trascrizione inversa: cioè tramite i già noti meccanismi che hanno introdotto DNA virale nel nostro genoma – talora considerato “DNA spazzatura” e che, durante la pandemia, ci hanno fatto temere che alcuni vaccini e lo stesso SarsCov2, potessero causare la modifica del nostro DNA.
Un altro aspetto distintivo di questa teoria evoluzionistica “neolamarckista” è che essa, a differenza del neo-darwinismo, non accetta il CASO come fattore generatore delle mutazioni evolutive. Poiché, sostiene l’autore: “se si produce una variazione casuale in un sistema complesso, non si avrà un’evoluzione funzionale ma una malattia genetica”!
La teoria del “Plasticismo evolutivo” o “Evoluzione ideoplastica” propone, perciò, che le evoluzioni funzionali della specie (così come alcuni stati patologici individuali) possano essere causati da stati psichici particolarmente intensi e dovuti – quindi – all’azione della volontà dei viventi.
Per corroborare questa “ipotesi di studio” l’autore fa osservare che in altri ambiti della ricerca viene tranquillamente accettato che l’essere vivente possa determinare potenti effetti sul mondo fisico (come, in fisica quantistica, l’effetto osservatore nell’esperimento della doppia fenditura e il conseguente collasso della funzione d’onda dell’elettrone). E si chiede come mai un principio accettato in un campo dello scibile (in questo caso, nella fisica) trovi difficoltà ad essere accettato in un altro (in questo caso, nella biologia): “il principio dell’influenzabilità della materia da parte della psiche dei viventi – dichiara l’autore – o è vero oppure no. E, se è ritenuto vero in un campo deve essere accettato in TUTTI i campi di indagine scientifica”.
L’autore, inoltre, pur ridimensionando il ruolo svolto dal CASO nell’insorgenza di mutazioni “funzionali”, accetta in toto la validità del meccanismo della selezione naturale. E sottolinea la netta differenza tra microevoluzione (che egli rapporta a una semplice diversa frequenza allelica all’interno di gruppi di individui appartenenti alla stessa specie) e la macroevoluzione (che conduce alla “speciazione” vera e propria).
La nuova e originale teoria qui brevemente descritta si distingue, poi, dal lamarckismo classico perché, pur ritenendo che le mutazioni siano indotte da una necessità vitale, non le spiega soltanto con l’azione di stimoli fisici (principio dell’uso e non uso) ma attribuisce un ruolo preminente agli stimoli di natura psichica (azione ideoplastica), presumibilmente mediati da meccanismi di natura quantistica-ondulatoria o, addirittura, non-locali e poi fissati nei gameti da meccanismi di trascrizione inversa, già noti in altri ambiti.
In definitiva, la teoria proposta dal prof. Pellegrino De Rosa – nata da osservazioni naturalistiche sui phasmatodea e su altri insetti e animali mimetici – suggerisce, come ipotesi di indagine, che fattori psichici, efficaci al raggiungimento di un certo “quantum”, determinerebbero epigeneticamente le corrispondenti variazioni in alcune proteine che sarebbero poi fissate nel DNA da trascrittasi inverse. Dopodiché, sugli organismi portatori di tali mutazioni indotte, agirebbero i meccanismi di selezione naturale secondo i meccanismi ecologici e selettivi già noti.
Riferimenti Bibliografici
L’evoluzione ideoplastica delle specie viventi • Altrogiornale.org
L’evoluzione ideoplastica delle specie viventi | PDF (slideshare.net)
Amazon.it: L’evoluzione ideoplastica delle specie viventi – De Rosa, Pellegrino – Libri
The ideoplastic evolution of living species – Pellegrino De Rosa – Libro – Mondadori Store