Uno studio americano smentirebbe i fautori di una dieta a base di cibi cosiddetti “light” o low fat. Sono, ormai, almeno tre decenni, che tante aziende, anche tra le multinazionali dell’alimentare, hanno scelto di lanciare questo tipo di prodotti decantandone il loro basso contenuto calorico e talvolta accentuando un loro presunto ruolo nel controllo del peso, mentre una ricerca su animali pubblicata sulla rivista Physiology & Behavior, da Krzysztof Czaja dell’Università della Georgia, sosterrebbe che potrebbero addirittura far ingrassare oltre che favorire altri problemi quali infiammazione cerebrale e problemi metabolici. I generi alimentari in questione, che sono diventati quasi una scelta obbligata per coloro che vogliono dimagrire, contengono in zuccheri tutto quello che non hanno in grassi, spiega Czaja, quindi, pur essendo effettivamente meno calorici di un analogo cibo con normale contenuto di grassi, in realtà non sortirebbero gli effetti sperati da chi li consuma. Il ricercatore avrebbe verificato tali conseguenze sottoponendo topolini a una dieta con cibi “diet”, poveri di grasso e quindi ricchi di zuccheri, e confrontandoli con topolini con una dieta bilanciata per contenuto di grassi e zuccheri. Nonostante questi ultimi mangiassero più grassi dei primi, i topolini alimentati con cibi “dietetici”, low fat, accumulano, per metà delle calorie consumate, la stessa quantità di grasso corporeo dei topi che mangiano in modo equilibrato. Le ragioni sarebbero abbastanza semplici da comprendere: in primo luogo, pochi grassi significa più zuccheri che in eccesso fanno male al metabolismo e aumentano il rischio diabete, ricorda Czaja; in secondo, mangiare low fat porta a mangiare di più proprio perché i cibi sono meno calorici e quindi ci si sazia meno; in ultimo l’eccesso di zuccheri si trasforma in grasso corporeo anche se si consumano meno calorie rispetto a una dieta bilanciata. La dieta low fat è risultata anche legata a infiammazione a livello cerebrale.