di Felice Sorrentino
Le amministrative sono da sempre l’unico, vero e attendibile sondaggio per i partiti. Meglio (o peggio) se a ridosso delle elezioni politiche come in questo caso.
Accade quindi che anche il più accreditato sondaggio possa rivelarsi non proprio veritiero rispetto ai numeri reali che vengono fuori dalle urne. I cinquestelle stanno evaporando un po’ ovunque. Al nord, dove non sono mai stai fortissimi, si sono quasi estinti, e al sud resistono ma non sono più determinanti. I dissidi interni stanno logorando tutti gli apparati grillini, dalla politica locale ai leader nazionali. Ieri, proprio Conte ha dovuto difendersi dalla pubblica accusa di autoreferenzialità mossagli dall’ex amico Luigi Di Maio. Questo, oltre all’ultimo servizio di Report “stelle cadenti” arrivato in piena campagna elettorale, non ha giovato all’idea del movimento che ormai gli elettori stanno maturando e che è quella di un goffo tentativo di salvare un malato terminale quale può essere il fu partito dei vaffa.
La cosa fa gongolare Calenda, leader di un partito che sta crescendo a piccoli passi ma con costanza in tutto il paese e forse soprattutto da Roma in giù. In Campania, ad esempio, la scelta di puntare sulla freschezza di un segretario giovane e dinamico come il ventottenne consigliere regionale Giuseppe Sommese, sta portando sempre più amministratori all’interno del partito che in soldoni vuol dire dopare il futuro risultato delle prossime politiche in Campania. Altro che sondaggi e proiezioni…
E poi, per tornare al deperimento grillino, Calenda si è costruito col sudore una posizione di forza rispetto al PD, all’interno del quale serpeggia sempre di più l’idea di mollare Conte e i suoi guai per investire in un’alleanza con Azione che è destinato a insidiare il posto di Forza Italia come quarto partito in Italia. Quindi più campo volo che campo largo insomma…
Intanto la Meloni studia ancora da Salvini (un’altro che ha le ore contate all’interno del suo partito). Al capitano però, oltre ad aver copiato l’uso “bestiale” dei social, sta fatalmente rubando la “papetica” strategia di affossare i governi dalle spiagge per monetizzare il consenso. Spinge donna Giorgia. Fa pressioni agli alleati affinché mollino Draghi e vadano subito alle urne. Ma a quel che resta di Forza Italia (comunque europeista) e alla nuova Lega Giorgettiana di governo, di fare da spalla a una leader malvista da mezza Europa proprio non va. Proprio non conviene.
E allora a ognuno il proprio gioco. La propria strategia elettorale in vista del 2023 ma il quadro sembra chiaro: la Meloni abbaia alla luna, Salvini si guarda le spalle in casa propria mentre Di Maio guarda fuori dalla finestra della sua. A Conte scappa il gregge e con Letta ci scappa il morto e Calenda a goderselo dalle rive del fiume.
Tu chiamale se vuoi: “Elezioni…”