Per ricordare l’orrore della Shoah nel Giorno della Memoria, si è tenuto sabato sera 27 gennaio 24, un convegno presso la Sala San Rocco di Flumeri, con la presentazione del libro “ Lettera alla Coscienza “, un monologo del giornalista e scrittore Pasquale Gallicchio, per essere Testimoni della Memoria.
Il convegno, promosso dal circolo ARCI di Flumeri, oltre all’autore del libro sono intervenuti: Rossella Iacobucci ( Presidente Circolo ARCI Flumeri ), Stefano Kenji Iannillo ( Presidente provinciale ARCI Avellino ) Antonio Liuzzi ( ANPI Avellino ), Nicola Mannarino ( ARCI Flumeri) e Arturo Del Sordo (ARCI Flumeri). Nonché, la presenza di alcuni alunni della Scuola di Flumeri.
A monte del dibattito, abbiamo posto alcune domande all’autore del libro Pasquale Gallicchio: Lei qualche giorno fa ha dichiarato, non possiamo rimanere indifferenti rispetto a quanto è accaduto con la Shoah, ma nello stesso tempo di fronte a quelle atrocità abbiamo l’obbligo morale di aprire una seria riflessione sul presente e questa la narrazione del suo libro ?. “ Si abbiamo bisogno, di riprendere una riflessione sul presente. Io ho cercato con la Lettera alla Coscienza di dare gli elementi per poter iniziare una riflessione sul presente. E la cosa che mi fa più piacere, che questa riflessione sulla Lettera alla Coscienza abbia avuto molta accoglienza. Posso dire, che la Senatrice Segre mi ha scritto, il Cardinale di Napoli, Arcivescovo di Napoli, e l’Arcivescovo di Castellammare e molte associazioni. Allora la cosa che mi soddisfa di più è che mi dà maggiore serenità per il futuro e che io sto girando nelle scuole e i ragazzi hanno interesse ad aprire questa discussione per sapere di più della Shoah. Perché, molto spesso i ragazzi si limitano alla lettura del testo scolastico, ma nello stesso tempo essi sono interessati a tracciare e capire in che mondo lasceremo a loro. E allora, la Lettera alla Coscienza questo momento di riflessione vuole essere un momento una finestra aperta sul mondo e per dire che se abbiamo deciso di fermarci, ci fermeremo e riflettiamo se abbiamo deciso di andare al baratro penso che non ce la faremo a uscirne “.
Una ventina di anni fa il Corriere della Sera, lanciò una iniziativa dedicata alle foto del Novecento, e i lettori scelsero quella di un bambino arrestato nel ghetto di Varsavia dai Nazisti. La foto mostrava la cattiveria umana nei confronti di un bambino. Le foto della Shoah, possono ancora essere strumento della memoria? “ Le foto, sicuramente possono essere memoria della Shoah. Io ho utilizzato per la Lettera alla Coscienza, le immagini originali che sono non solo cinematografiche, ma sono bensì state girate nei campi di sterminio e quindi fanno parte dell’archivio dell’olocausto. Le immagini, servono perché esse aiutano a capire però, non possiamo fermarci ad esse. Noi abbiamo bisogno di valorizzare e custodire la memoria, che tramandata da coloro che hanno vissuto quei tragici momenti e sono ancora in vita e posso dirti che in Italia , forse siamo intorno ad una decina di persone che sono rimaste. Certo, si poneva il problema di dire, ma quando noi non ci saremo più questa memoria a chi l’affidiamo? E allora. Noi abbiamo l’obbligo di affidare questa memoria a coloro che sono più sensibili e fare in modo che essi possono sollecitare anche persone meno sensibili su questo problema. E credo, che la maggiore responsabilità ce l’abbiamo nei confronti dei ragazzi “.
Nel discorso del Presidente Mattarella pronunciato di ieri,ha auspicato due stati Israeliano e Palestinese. Lei che è stato anche in politica, crede che i tempi siano maturi perché questo avvenga ? “ Io credo che la costruzione dei due stati non sia ancora matura. La mia opinione personale, credo che, non si risolve solo tracciando confini. I confini, si possono abbattere come abbiamo già visto, la mattina del 7 ottobre scorso. Il problema è capire, che questo mondo ha bisogno di condivisione e di pacificazione altrimenti non ci sarà confine o territorio che possa mantenere. Bisogna condividere le nostre esperienze, i nostri principi e allora questo significa automaticamente non trincerarsi dietro un confine, ma che il popolo palestinese e quello israeliano debbono comunque riprendere i rapporti “.
I lavori del convegno sono stati aperti da Rossella Iacobucci, la quale oltre a ringraziare tutti i presenti tra l’altro ha detto “ Per noi ricordare la giornata della memoria significa uscire da un semplice e inutile esercizio retorico che purtroppo viene associato spesso a questa giornata soprattutto quest’anno. Oggi ricordare la Shoah significa anche parlare di “tradimento della memoria”. Secondo il nostro punto di vista si tradisce la memoria quando non vediamo nuovi rischi di autoritarismo nei nostri orizzonti politici. Tradiamo la memoria quando permettiamo la prevaricazione e l’odio verso le diversità, verso chi non la pensa come noi, ma soprattutto tradiamo la memoria quando non ci opponiamo a nuovi rischi di genocidi che si stanno paventando o addirittura consumando in queste ore. Si tradisce la memoria anche quando, ad esempio, un Ministro degli Interni vieta in questa giornata i cortei pro Palestina, soprattutto alla luce della recente sentenza del tribunale dell’Aia contro il rischio di genocidio a cui Israele sta andando incontro conducendo una guerra senza limiti contro il popolo palestinese. Non cadrò ovviamente nella trappola di chi per scopi prettamente politici o addirittura di partito dice che difendere il popolo palestinese significa difendere Hamas di cui condanno l’attacco del 7 ottobre e tutti gli attentati terroristici, ma non voglio nemmeno tacere sull’occupazione illegittima da parte di Netanyahu e sulle centinaia e migliaia di vittime Innocenti che la sua guerra sta mietendo. Per questo cito le parole pesantissime della sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz la scrittrice Edith Bruk, che certamente non può essere tacciata di antisemitismo e che ha affermato senza tentennamenti che “Netanyahu sta scatenando uno tsunami di antisemitismo “. Detto questo, quindi, così come non confondiamo i palestinesi con Hamas allo stesso modo non intendiamo confondere gli ebrei della Shoah con Netanyahu e con il suo governo. Ecco perché diventa urgente ricordare la giornata della memoria. Ecco perché diventa urgente ridare un “io” spesso confuso con un generico “voi”a quei deportati, a quelle torture anche leggendo le loro dirette testimonianze dalle quali, non viene fuori soltanto il dramma umano, la bestialità a cui può arrivare l’uomo, l’odio dell’uomo contro uomo, ma viene fuori anche il grande senso di solidarietà che riuscì a mantenere vivi uomini e donne ma soprattutto quel sentimento di umanità che distingue gli uomini dagli altri esseri viventi. Ecco perché appunto abbiamo deciso di intitolare questa manifestazione “nessuno si salva da solo”, perché solo aiutarsi, scegliere il bene e non il male, solidarizzare con chi è in difficoltà come persona e come popolo può salvare appunto la “memoria”. Solo l’ impegno costante, il non girarci dall’ altra parte può evitare che il mondo ricada in un dramma già vissuto “.
Il dibattito, è continuato con gli altri interventi di rappresentanza istituzionale, che per motivi di spazio non è stato possibile riportarli tutti, tra cui anche la lettura di alcuni brani di lettere a testimonianza dell’olocausto di deportati nei campi di sterminio nazisti, lette dai ragazzi della scuola di Flumeri.
In rappresentanza dell’Amministrazione Comunale era presente Lello Masucci ( Vice-Sindaco di Flumeri), il quale oltre a portarei saluti dell’ Amministrazione, ha fatto una disamina accurata sulla Shoah e della situazione drammatica in atto in Medio oriente.
Un folto pubblico, ha riempito la sala convegni e ha espresso con applausi i vari interventi, in verità tutti di un certo spessore, compresi quelli dei ragazzi.
Carmine Martino