Sembra ormai fiaccata sulle sue senili pietre l’ antico comprensorio della Chiesa Dell’ Annunziata di Forino, quasi non riuscire piu’ a sostenere il peso dei secoli che pare quasi crollarci addosso. Da perla di civiltà religiosa della Terra dei Sette, a simbolo di turpitudine, di decadimento culturale , architettonico e storico forinese. Un gioiello del 1400, che ha visto la sua raggiante letizia religiosa fino agli anni del 1980, allorquando quel balordo terremoto, gli rimase in dote solo distruzione, e per chi a lei e’ affezionato, solo penitenza di non poterla più ammirare. Spogliata dei suoi decori, marmi , ornamenti e stucchi, finiti negli anni del terremoto in luoghi ancora individuati grazie a persone mai individuate, a quarant’anni dal lontano 23 novembre 1980, alle generazioni moderne si presenta consunta, decadente in un guado di tenerezza, ma anche di rabbia verso tutti coloro che in questo lungo corso degli poteva fare, ed invece ha nicchiato, taciuto e se ne e’ infischiato. Nessuno escluso. Tentativi sporadici per un suo recupero , di qua, di la’ negli anni e fino agli anni 90′ si sono cercati di fare , ma solo gocce in un oceano di fatuità, nullità e disinteresse dei pubblicani locali sia dell’ ambito amministrativo che ecclesiastico avvicendati , ma nulla di certo di concreto. Ed ora quella malinconia in un vortice di utopia che ancora illude il cuore di tanti cittadini della Terra dei Sette Colli. Ma un simbolo, un emblema ancora resiste, pronto a chiedere aiuto, pronto a stenderci la mano. Le antiche campane del 1400 fuse nel nobile bronzo degli antichi padri, fiere sentinelle dei giorni lieti e di quelli tristi della feconda valle. Cimeli di un glorioso passato religioso, ignominia di un presente vergognoso. Ora attendono, si attendono silenti in quel vetusto e decadente campanile che qualche ” anima pia” abbia la dignita’ almeno di salvare loro , nel nome della storia , da una rovina ormai irrecuperabile di quel complesso che sembra oggi davvero mantenersi ancora in piedi solo per ” Eterea Provvidenza” Daniele Biondi