Vuoi perché la tradizione è più arcigna dei secoli, vuoi perché quegli orribili istanti di quella tragica eruzione del Vesuvio del 17 dicembre 1630 sono arrivate ancora intatte ai ricordi dei posteri, fatto sta che da quel 14 marzo 1631 devoti forinesi caricati di massicce croci in legno , con canti preghiere ed antiche nenie raggiungono fedeli il Santuario del Patrono San Nicola in segno di ringraziamento di quello scampato pericolo oltre che per implorargli grazie, vicinanza e protezione per loro stessi e la feconda valle. Infatti con questo penitenziale pellegrinaggio Forino da secoli attesta al suo Santo Patrono San Nicola in segno di gratitudine e profonda devozione per una manifesta protezione avuta dal Santo in occasione della terribile eruzione del Vesuvio del 17 dicembre 1630 in cui si ricorda che la gente forinese con lacrime, preghiere ed a piedi scalzi sotto quell’intensa pioggia di cenere e pomici vesuviane giunta innanzi il sagrato del Santuario in collina, vide d’un tratto che il cielo publeo e cinereo della valle essere liberato da un veemente vento che iniziò a soffiar impetuoso rischiarando l’aria ed il cielo salvando Forino e la sua gente da una tragica fine. Per i forinesi la salita al Santuario di San Nicola il 14 marzo è come un patto di fede, un debito da saldare sempiterno al quale, cada il cielo, mai si dovrà rinunciare. Quest’anno il popolo nume e devoto sicuramente rivolgerà sentite preci e lodi al Santo di Mira, e quella richiesta di protezione in questi tempi dove il mondo è funestato da tante peripezie tra cui il COV19 e sicuramente San Nicola non disdegnerà di “impegnarsi” per il sua amata gente. Daniele Biondi.