Era il 25 settembre 1939 alba della Seconda Guerra Mondiale, quando in gran segreto giunse in Irpinia una delle reliquie più’venerate o forse la piu’ venerata della Cristianita’, la Sacra Sindone. Non tutti sanno che da quel settembre del 1939 all’ottobre 1946, la stessa soggiornò presso il Santuario della Madonna di Montevergine a Mercogliano, dopo che il re Vittorio Emanuele II e la sua famiglia, all’epoca proprietaria del Sacro Lino, si convinse che l’oggetto sacro posto nella cappella nei pressi del Palazzo Reale di Torino, dovesse riparare in un luogo più tranquillo, ovverosia lontano da eventuali bombardamenti aerei degli anglo-americani e o tedeschi, o ancor più cadesse nelle mani di Hitler da sempre molto attirato dalla stessa. Iniziò un’operazione di estrema segretezza. Neppure il Duce Benito Mussolini venne informato di tutto ciò. Alcuni uomini vicino al Re Vittorio Emanuele II si premurarono infatti di spostare la reliquia dapprima a Roma il 7 settembre del 1939 presso il palazzo del Quirinale, infine nella notte del 25 settembre, l’arrivo a Montevergine dove l’oggetto sacro fu celato e custodito sotto l’altare del Coretto, con l’ eventualita’ che se la struttura fosse stata bombardata, lo stesso sarebbe dovuto essere spostato in un luogo più sicuro del Santuario, ovvero in un corridoio artificiale profondo 145 metri nel cuore del Monte. L’operazione fu così delicata che solo pochi membri del Santuario furono informati di tutto questo. Intanto nel 1943 durante l’occupazione nazifascista in Italia, i tedeschi nei loro svariati sopralluoghi al Santuario di Montevergine, non riuscirono mai scoprire la Sindone, non consci che la stessa fosse lì custodita gia’ dal 1939. Ed ora proprio nel racconto finale di questa bella storia, entra in gioco Forino grazie al suo Servo di Dio Padre Emilio Colombo. Correva infatti il giorno 28 ottobre 1946, quando passata la guerra, a Montevergine si presento’ personalmente’ l ‘allora Arcivescovo della città di Torino, Maurilio Fossati, per riportare la Sindone a Torino. L’abate del Santuario di Montevergine, Ramiro Marconi chiese al suo omologo torinese l’ onore di poter almeno vedere la Reliquia, visto che durante il periodo di custodia non gli era possibile farlo come da patti predisposti. Il torinese Fossati con estrema benevolenza acconsentì alla richiesta del cappuccino di Montevergine anzi, si diede mandato di allestire il salone di ricevimento del Santuario di Mamma Schiavona per una cerimonia di Ostensione della Sindone per tutti i presenti. Così che alle ore 24 il Cardinale torinese Fossati aprì la sacra urna e scoprì la Sindone per la solenne Ostensione. E come riportano antiche cronache del Santuario, proprio durante l’Ostensione, andò via la luce e ” Padre Emilio poggiò un crocefisso e l’immagine della Madonna di Montevergine che aveva nel taschino sul sacro lino toccandolo”. Fu l’unico dei frati, come ancora ci indica la storia. Altre cronache private addirittura lo individuano proprio come uno dei suoi segreti custodi in quei terribili anni. Da quegli anni l’ inossidabile vicinanza della nostra Terra grazie a Padre Emilio oggi Servo di Dio alla Sacra Sindone, che in questi tempi tristi ci inducono a credere e ricondurre le nostre speranze verso il Signore con la fede ed il coraggio, così come fece il Molto Reverendo Padre Emilio Colombo in quegli oscuri anni ed in quella notte di fine ottobre 1946. Daniele Biondi