“Un saluto ad Antonio. Un abbraccio ai figli. La morte comporta sempre dolore e sofferenza anche per coloro che credono che essa rappresenti il passaggio ad una nuova Vita, perché essa è comunque un distacco e una mancanza.
Il dolore è tanto più intenso e diffuso quando la morte riguarda un giovane; il dolore si accompagna alla preoccupazione quando viene a mancare qualcuno a cui sono legate persone che hanno ancora bisogno di aiuto e di sostegno. Il dolore diventa acuto quando la morte è provocata non dal corso naturale della vita o dalla fatalità o da un accidente, ma scaturisce dalla volontà stessa di chi ci lascia il quale dichiara implicitamente di preferire l’ignoto alla vita terrena che sente non sopportabile.
Il dolore si accresce non solo per i familiari e gli amici, ma per tutti noi. Quella morte ci interpella. Non può essere attribuita al disagio individuale, non può essere ascritta alle difficoltà materiali. Almeno non solo a questo.
Le radici di quella morte sono nella incapacità delle nostre collettività di superare le preoccupazioni individuali, le angustie personali per dedicarsi alla costruzione di ragioni profonde di empatia. Ciascuno di noi è chiamato a riconoscere e a superare queste situazioni di atomizzazione sociale, ma è compito di coloro che si propongono – soggettivamente e oggettivamente – come guida morale, spirituale, istituzionale di una collettività farsi carico di questo impegno creando occasioni che ricostituiscano legami e comunicazioni tra segmenti sociali sempre più in-comunicanti. Non ho conosciuto Antonio, l’ho incontrato qualche volta per strada, oggi sono stato ai suoi funerali. Come membro di questa nostra disarticolata collettività mi sento interpellato dalla sua scomparsa. Mi sembra doveroso rivolgere un saluto a lui e un abbraccio a tutti i suoi familiari e in particolare ai figli. E spero che si riesca in futuro ad essere comunità che condivide”. Prof Domenico Fruncillo