Uomini si nasce. Carabinieri si diventa. E Maurizio Rega era uno di loro. Era. Anche se lo sarà sempre nel ricordo dei suoi cari e di quanti lo hanno conosciuto ed amato durante il suo passaggio terreno. Questo perché l’amore è per sempre, come testimonia con fiera determinazione Maria Grazia, la sua adorata consorte: “Anche se la morte si mostra crudele, costringendoci a restare separati l’uno dall’altra, non possiamo negare che la vita vissuta fino ad oggi sia stata generosa con noi poiché ha permesso d’incontrarci, di conoscerci, d’innamorarci, di concepire due figlie splendide che lo sono perché tu sei stato un padre ed un marito esemplare. La vita ti ha messo davanti a dure prove, ma tu hai saputo rialzarti e combattere con la tua forza dal guerriero. Mi mancherà tutto di te, ma non il tuo amore che mi insegna che oltre il dolore e la sofferenza di questo momento buio domani ci sarà il sole perché l’amore vince sempre su tutto, anche sulla morte!”. E’ questa la sublimazione di un amore vero che nidifica nel cuore varcando lo steccato della dimensione dell’oltre, arrestando lo scorrere impietoso e inesorabile del tempo.
E la nera falce della Signora della Notte. Maurizio se n’è andato in punta di piedi con un ultimo sorriso per la donna della sua vita e le sue due fanciulle in boccio con cui ha voluto vivere insieme – quasi un estremo saluto – un San Valentino dorato pieno di slanci e di speranze purtroppo spezzate. L’intera comunità di Forino si è però stretta attorno alla sua famiglia e ai suoi fratelli Antonio, Luigi, Anna Maria, Sergio e Francesco, rendendo omaggio ad un eroe quotidiano avvolto nella sacra bandiera italiana che il solenne corteo veniva condotto all’ultimo mesto saluto nella sua chiesa di Santo Stefano nell’attesa dell’ascensione alla pace beatifica dei giusti. C’era l’intero paese ad attenderlo per rendergli omaggio, oltre ad una folta presenza di rappresentanti dell’Arma che lui ha sempre seguito sulle orme della “Virgo Fidelis”, ufficiali, sottufficiali e graduati, tutti uniti attorno al tricolore che avvolgeva il suo “cenere muto”.
Eppure, nonostante l’abisso della prostrazione dinanzi al mistero della morte, si è elevata sublime la voce dell’intero coro parrocchiale a cantare e lacrimare insieme con Padre Marco Masi ministro di un rito gioioso di accoglienza di Maurizio tra lo stuolo degli eletti scandito da concitati squilli di tromba che echeggiavano nell’aria fino al traboccante “silenzio” del commiato di ogni guerriero che ha reso grande la sua terra a cui ha sacrificato la vita. In tanti, oltre il presbiterio, hanno tessuto le lodi di un ammirevole padre di famiglia e di un figlio prediletto della “Benemerita” che è sempre vicina ai suoi alfieri votati ai sacri valori di una Patria terrena. Né li abbandona quando la sorte ingrata delle Parchè ha reciso l’ultimo filo. Testimoni di rango insieme ad Erika Capriati in rappresentanza del Comune di Forino, Francesco Maruotto, accorto e partecipe Comandante del Nucleo Informativo, accanto al Comandante provinciale dei Carabinieri di Avellino il colonnello Massimo Cagnazzo. E’ poi salito in cattedra con nobile e carismatica presenza il Comandante della Legione Carabinieri Campania, il generale di Divisione Maurizio Stefanizzi che con forbita magniloquenza ha saputo destare le emozioni più profonde toccando le più intime corde dell’animo con una tenerezza inusitata per chi è avvezzo al comando. Ma forse è proprio questa la prerogativa dei forti: farsi umile mano che lenisce il dolore di chi soffre e parimenti ammansisce le fiere. Alla fine di ogni battaglia si stila il tragico bilancio delle perdite umane. Eroi senza tempo. Per sempre. Ma a chi nell’ultimo appello sul far della sera pronuncia il suo nome: “Rega Maurizio”, i superstiti gridano forte per lui ancora una volta: “Presente!”.
Nello Colombo