La Sacra Sindone fu nascosta a Montevergine per salvarla dai bombardamenti. E questo è da tutti ormai risaputo. La reliquia infatti soggiornò nel Santuario della Madonna di Montevergine a Mercogliano, durante la Seconda Guerra Mondiale dal 25 Settembre 1939 al 29 Ottobre 1946. Correva il mese di settembre del 1939 ed il Re Vittorio Emanuele III si convinse che l’oggetto sacro, posto nella cappella nei pressi del Palazzo Reale di Torino ,dovesse riparare in un luogo più tranquillo, ovverosia lontano da eventuali bombardamenti aerei degli anglo-americani e dalla possibile razzia da parte dei tedeschi. Iniziò un’operazione di estrema segretezza.Lo stesso Duce non seppe nulla di ciò. Il Principe ereditario Umberto II consultò dapprima Giovanni Battista Montini (futuro Papa Paolo VI) allora sostituto della Segreteria di Stato di Sua Santità per gli Affari ordinari, affinché il Vaticano si premurasse di custodire l’oggetto sacro. La proposta fu respinta, poiché la Città del Vaticano, secondo Montini, correva lo stesso rischio di Torino .
A questo punto, come entra in gioco Forino e la famiglia Picella in tutta questa vicenda?
Le cronache ci riportano che la Sacra Sindone abbia fatto rifugio prima al Quirinale dal giorno 7 Settembre , poi essere stata trasferita , come ben si sa da tanto di verbali da Roma a Montevergine il 25 Settembre fino a rimanerci fino al 29 Ottobre 1946
All’ epoca dei fatti la famiglia Picella era legatissima a Casa Savoia a Vittorio Emanuele III , alla Regina
Elena del Montenegro grazie alla Baronessa Elodia Picella Botto originaria del Piemonte la quale, come conserva il maestoso archivio della famiglia Picella, aveva corrispondenza telegrafica periodica e frequente con i reali, ed ancora più anche con Re Umberto II ultimo Re d’ Italia figlio di Vittorio Emanuele III che tra l’ altro onorò Forino di una ufficiale visita istituzionale il 13 Luglio del 1932 passando a salutare i Picella , nonché il Barone Paolo figlio della Baronessa Elodia anche lui legato con i Savoia grazie alla partecipazione alla Spedizione Polare con Umberto Nobile. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che nel 1934 a Forino fu celebrato il Congresso Eucaristico che vide come fautrice, ed organizzatrice anche la Baronessa Elodia Picella Botto, legatissima alle alte sfere ecclesiastiche del Vaticano e Provinciali tra questi l’abate Ramiro Marconi di Montevergine, il quadro si racchiude a perfezione sul fatto che ,se dunque i Savoia il 25 settembre del 1939 hanno rifugiano definitivamente la Sindone a Montevergine in un luogo anonimo e impensabile per i tedeschi, perché azzardare dal 7 Settembre al 25 Settembre di tenere nel Palazzo più importante del potere politico fascista il Quirinale di Roma la Sacra Sindone , rischiando grosso sulla sua incolume per tutto questo lasso di tempo? Perché non scegliere come rifugio “temporaneo” un piccolo e poco conosciuto paesello come allora era Forino, dove c’erano nobili amici fidatissimi per la custodia momentanea della “loro” Sacra Sindone? Al momento è solo un’ ipotesi , ma alcuni indizi sia scritti , che tramandati portano nella direzione ipotizzata. Quella della partenza della Sindone da Torino, con brevissima sosta al Quirinale, arrivo a Forino con deposito del sacro lino all’interno della Cappella Gentilizia a in un intercapedine dell’altare ligneo dell’ Addolorata di Casa Picella ed infine spostamento ed arrivo Montevergine il 25 Settembre, dove tra gli altri custodi, figura il forinese Servo di Dio Padre Emilio Colombo da Forino. Ipotesi, supposizioni alle quali si spera a breve si possa dare definitiva conferma con qualche ritrovamento documentario più indicativo e conclusivo proprio dall’archivio storico di casa Picella. Speriamo che accada, ma già questo tanto può bastare ,ma purtroppo non è tutto .Daniele Biondi
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