Nella Contrada Martignano, si trova una piccola Chiesa rurale ad una sola navata, già utilizzata per le celebrazioni religiose sin dal 1228, detta Chiesa di S. Maria de Castro Forini. Nel 1280, venne dichiarata alle dipendenze della Regia Curia da Re Carlo d’Angiò. Lo stesso Monarca, tra il 1304 ed il 1305, la concesse a Laurentio Acconciajoco de Ravello. Nel 1395, la Chiesa venne donata dal Re Ladislao al Collegio dell’Annunziata delle Canonichesse Lateranensi di Nola, riservandosi il diritto di nomina del Rettore. La coeva erede della Chiesa forinese , e’ la nobile famiglia dei Fanelli la quale tra l’ altro anni fa porto’ al termine massicci lavori di restauro per riconsegnarla al degno culto. Il Lunedì in Albis, durante la mattinata, la statua della Madonna di Costantinopoli e di San Vincenzo Ferreri, prelevati dalla Chiesa del Santo Rosario nel Corpo di Forino, come ormai da secolare tradizione vengono prelevati da giovani collatori e condotti in processione nella Contrada Martignano. Nel primo pomeriggio, la Chiesa di S. Maria de Castro Forini viene raggiunta dai Forinesi e da persone dei paesi limitrofi, perpetuando una tradizione che risale al 1400. I fedeli qui giunti, dopo aver omaggiato la statua della Madonna, si divertono nell’area davanti all’edificio religioso, mangiando, bevendo, giocando, ballando e ed ascoltando la musica del Rancascione.Ma quali sono le origini della festa di Martignano? Secondo il Vespucci uno storiografo locale, “…il giorno del lunedì in Albis, continuando una antichissima tradizione che risale all’anno 1400, nel primo pomeriggio, i forinesi e festaioli di paesi vicini, raggiungono la località “Martignano” ove è situata l’antichissima chiesetta. Dopo reso omaggio alla Madonna di Costantinopoli che, nella mattinata, è stata portata in processione a Martignano la folla dei convenuti si abbandona ad una schietta e sana allegria. Si consumano i resti dei dolci pasquali, noccioline e lupini… si praticano giochi popolari e si balla, nello spiazzo latistante la chiesetta, al suono caratteristico e anche bello del “rancascione”, che è una piccola banda musicale composta dal suonatore di tamburo, dal suonatore del tamburello, dal suonatore dei piatti e dal suonatore di una trombetta di legna a puca”. In effetti quest’anno questa antica tradizione rivivra’ con molte gradite novita’ rivitalizzate dalla Chiesa locale, la quale nel cogliere da alcuni anni segnali preoccupanti di stanca e di abbandono , da parte della gente locale, ha deciso di intervenire con novita’ e trasformazioni che si spera possano apportare un importante cambio di passo, che si spera possa portare frutti sperati, sia per i forinesi, ma soprattutto per la sopravvivenza della secolare devozione. DANIELE BIONDI