Continuiamo il nostro percorso conoscitivo del patrimonio artistico culturale forinese, privato e pubblico, avviato verso la rovina, il silente disfacimento. Dopo le cappelline votive del Monte San Nicola, la Chiesa della Ss. Annunziata, la Chiesa dello Spirito Santo nel Casale Palazza, ora e’ la volta del Palazzo De Leoni nel casale Palazza, altro secolare stabile , avviato verso una fine davvero ingloriosa. Gioiellino artistico del 1700 , appartenente alla nobile famiglia De Leone, si erge nel Casale Palazza affianco al Palazzo Parise. Composto di uno stile particolarissimo , con merli e torrioni , svettava nel passato per la sua artistica bellezza completata da eleganti giardini ricchi di arbusti ricercati e fiori raffinati. Da anni ormai è puntellato con sbarramenti frontali per evitarne il crollo, in parte per la sua facciata già avvenuto. Sappiamo essere di proprietà privata, ma allo stesso tempo questo non può essere una scusante di chi sia in passato , sia attualmente ha in mano la faccenda pubblica, quantomeno per l’ interessamento ad investire della dovuta responsabilità il privato proprietario al fine di spingerlo ad intervenire sia per una migliore messa in sicurezza, o ancor più di un recupero pur solo parziale almeno dell’ artistica facciata . Cio’ consentirebbe oltre che di ridonargli l’ antico splendore, ma anche la rimozione della sporgente puntellatura che da anni ostruisce il passaggio difficoltoso sia a macchine che a pedoni. Parole solo parole negli anni succedutesi, ma mai alcuna amministrazione comunale forinese che si fosse interessata a risolvere il caso, anche attraverso la Soprintendenza delle Belle Arti. Ed intanto cosa ci rimane? L’ ennesima immagine di rovina che lacera l’ animo , non solo al cittadino , ma alla storia condita dal perdurante menefreghismo pubblicano di chi avendo responsabilità in merito, volta lo sguardo verso il vano, il vacuo e il fatuo a danno della storia di Forino , a danno della memoria secolare di cui , come ora stanno le condizioni , non rimarrà altro che solo una consunta e sbiadita cartolina. Daniele Biondi