Erano poco o più passate le ore 18.00 di quel 23 novembre 1980 e davanti ai circoli d’Irpinia non si faceva altro che commentare euforici il fantastico 4-0 rifilato dall’Avellino all’Ascoli nell’allora campionato di serie A , quando alle ore 19.34, quella serafica atmosfera fu sconquassata da una potente scossa di terremoto di magnitudo 6.5 G.R. che in un minuto e trenta secondi sbriciolò sotto la sua irruenza i “ Paesi Presepe” così come li aveva definiti Leonardo Sciascia Lioni, Conza , Laviano, Teora, Calabritto, Sant’Angelo dei Lombardi , trascinando nel suo dantesco baratro 2.735 persone strappate alla vita senza alcuna colpa.
E la storia ancora oggi ripresenta il conto con Amatrice , Accumoli ,Arquata del Tronto che con questa nuova tragedia sembrano far rivivere alla terra l’Irpinia la tragedia da lei patita 36 anni fa.
Come tiene a ribadire lo scrittore irpino Daniele Biondi “ Quella estesa macchia grigia fitta di macerie e morte di quei fatati paesi ,mostrata dai media a noi attoniti spettatori, pare aver riacceso il ricordo del tempo riportando la memoria dei nostri concittadini al dramma da loro stessi patito trasformandolo come ancora attuale. Le immagini funeree di quel che resta di quei piccoli borghi, come in un agghiacciante cortometraggio scandiscono una brutale sequenza di desolazione e sconforto così come lo fu per l’Irpinia nel 1980. Anche la mia Forino dovette pagar dazio al terribile flagello del 1980 con perdita di due vite umane , il crollo di numerosi stabili anche storici , ed ancor più la totale inagibilità di tanti altri che costrinsero ed hanno costretto i nostri concittadini, per anni, ad una vita di accampati in strutture prefabbricate , che solo nell’ anno 2014 hanno visto le ultime sparire dal territorio dei sette colli ,restituendo a tanta gente la dovuta dignità. Le terre d’Umbria , Marche , Abbruzzo ,non dovranno patire tanto , non dovranno essere lasciate sole nell’inerzia e nella precarietà come fatto con l’Irpinia ma solo la celerità potrà iniziare a riportare il sorriso dove ora albeggiano stridore di denti e lacrime.
Spero che anche Forino faccia la sua parte in questo dramma con la Locale Protezione Civile e l’Assessorato alle Politiche Sociali attraverso una raccolta di generi di conforto e prima necessità . Io credo che la gente forinese che ha nel suo DNA la solidarietà non si tirerà indietro.
Un ultimo appello al Sindaco Pasquale Nunziata al quale faccio una proposta , quella di intitolare una strada un vicolo, una piazza della nostra terra ad Amatrice borgo simbolo della sciagura come simbolo di solidarietà amicizia e vicinanza della nostra terra a quelle terremotate.”