Tutto comincia con un pacchetto di zucchero. «Professore, ricorda?». Franco Berrino, epidemiologo, dal 1975 all’Istituto nazionale dei tumori di Milano ed autore di studi internazionali di grandissima rilevanza sulla prevenzione del cancro attraverso il cibo, sorride divertito. «Sì sì. Oramai vengo citato per questo episodio diventato quasi leggendario.
Semplicemente un giorno, mentre spiegavo alle mie pazienti coinvolte nel progetto DIANA (nato sulla prevenzione delle recidive sul cancro al seno) cosa è meglio mangiare, finimmo a parlare di zucchero. Io ne presi un sacchetto a metà e lo consegnai a ciascuna di loro con una raccomandazione: questa è la quantità che dovete consumare. Domanda: in un anno? Risposta mia: no, per tutta la vostra vita».
Ecco, e però capisce che la fama di talebano se l’è guadagnata senza grande sforzo…
«Non si tratta di essere talebani. Tutti gli studi mondiali, anche i più recenti, evidenziano tre punti fermi nell’analizzare la correlazione tra cancro e cibo. E al primo posto degli alimenti pericolosi, all’unanimità, c’è lo zucchero bianco. Secondo posto gli insaccati, soprattutto il prosciutto cotto. Al terzo le carni rosse. Tutto il resto, viene a seguire».
Lei è considerato il guru dell’alimentazione salvavita. Senza girarci troppo intorno: mi dice cosa dobbiamo mangiare davvero oggi?
«Semplice: nulla di morto. E dunque cereali integrali, legumi, frutta e verdura. Variando moltissimo tra questi, perché ogni alimento ha la sua specificità nutritiva».
Professore, lei esce martedì prossimo con il suo nuovo libro, che ha un titolo molto evocativo: “Ventuno giorni per rinascere. Il percorso che ringiovanisce corpo e mente”, edito da Mondadori. Può essere considerato un manuale?
«È un saggio, ma con una serie di consigli molto pratici. L’ho scritto assieme a due grandi professionisti, Daniel Lumera, consulente motivazionale, e David Mariani, esperto di attività fisica collegata alla salute. L’idea ci è venuta in Sardegna, nel giugno 2017, durante un seminario estivo assieme a Enrica Bortolazzi (cofondatrice dell’associazione “La Grande Via” con Berrino, ndr). Chi conosce la terra sarda sa quanto sia potente. Meditare tra i nuraghi, ascoltare il respiro degli alberi secolari…Fu immediato pensare a questo libro fondato sull’approccio integrato tra nutrizione, movimento fisico e pratica interiore. Un invito a coinvolgere tutte le attività dell’essere umano, offrendo la chiave di accesso vincente a uno stile di vita antico e semplice. Per i nostri giorni rivoluzionario…».
Ma si può cambiare vita in tre settimane?
«La nostra esperienza ci dice di sì. È il tempo minimo per far sì che un comportamento diventi routinario in modo da riuscire a fare modifiche sostanziali che generino cambiamenti fisiologici e mentali: dalla rigenerazione del microbiota intestinale fino all’integrazione di nuove abitudini. I tre pilastri su cui si basa il nostro libro sono uno stile alimentare salutare sulla scia della cucina macromediterranea; l’introduzione di una pratica di movimento aerobico ed anaerobico. E la meditazione».
Quindi la sfida è dimostrare che arrivare in età avanzata non è solo una questione di fortuna…
«Infatti. È una possibilità alla portata di tutti, che si costruisce sulle scelte quotidiane. E sulla consapevolezza».
Quest’ultima sembra essere la parola chiave.
«Come anche il non avere fretta. Soprattutto prima di iniziare questo percorso: un errore può essere fatale per tutta la riuscita del progetto».
Ha un ruolo importante anche il digiuno.
«Che si può praticare in varie modalità. Per 16-18 ore, cioè saltando la cena. Per 24 ore. Per 36. O per 2/3 giorni non consecutivi alla settimana. Il cosiddetto digiuno intermittente».
Dei cibi «morti», però, in qualche modo lei salva il pesce.
«Perché ha gli omega 3 che hanno un’azione antinfiammatoria. In generale, se si consuma un alimento di origine animale è bene che provenga da animali a cui sia stato consentito di nutrirsi naturalmente. Quindi sia il latte di vacche che pascolavano in montagna, uova di galline libere di nutrisi di erbe selvatiche, pesce che mangia alghe e plancton…».
Professore, lei sarà venerdì 23 marzo con noi all’UniCredit Pavilion di Milano, in Gae Aulenti, per l’edizione 2018 di Cibo a Regola d’Arte. Il tema è il cibo democratico. Ma si può mangiare sano se non si è ricchi?
«La stupirò però la risposta è sì: bastano conoscenza e amore. E, inutile dirlo, tornare in cucina».