La Commissione di Garanzia di FdI, in merito al procedimento G/11/24 avviato su segnalazione della Presidente Provinciale, si è espressa così sulla mia posizione: *”Diversa è la posizione del sig. Aniello Mainolfi in quanto, agli atti, non risulta alcun elemento probatorio atto a dimostrare il sostegno ad altro candidato sindaco espresso da FdI e/o ad altra lista avversa a FdI.”*
Questa decisione dimostra quanto fossero errate le valutazioni formulate dalla Presidente. Le sue considerazioni, inviate a Roma sulla mia condotta e su quella degli altri iscritti, tutti miei sostenitori durante il congresso provinciale, mi avevano immediatamente lasciato esterrefatto e sorpreso.
Purtroppo, se questa sentenza mi dà sollievo, non posso dire lo stesso per gli altri 8 iscritti espulsi dal partito. Ritengo, e l’ho sempre ribadito in ogni sede, che le candidature di iscritti di FdI in altre liste nella città capoluogo siano state causate esclusivamente da una gestione superficiale della questione Avellino da parte della Presidente Provinciale. Tant’è che lo stesso esecutivo provinciale è venuto a conoscenza della lista presentata al Comune di Avellino solo a cose fatte: una lista, tra l’altro, composta da candidati di altri comuni e di soli 31 nomi anziché dei 32 previsti.
Inoltre, l’inconsistenza elettorale della lista è stata confermata dal pessimo risultato raggiunto, con un complessivo 3,8%, e 15 candidati che hanno ottenuto meno di 10 preferenze. Piuttosto che compilare una “lista dei cattivi”, la Presidente avrebbe fatto bene, il giorno delle elezioni, a convocare un esecutivo o un’assemblea degli iscritti per analizzare il voto e trarne le necessarie conseguenze.
In ogni caso, Avellino, in quelle elezioni, ha battuto un record: è stata l’unica città capoluogo al voto in cui FdI non ha eletto nemmeno un consigliere comunale.
La scelta di espellere 8 storici iscritti a FdI, quasi tutti con una lunga militanza in AN (e, prima ancora, di negare l’iscrizione a uno dei primi aderenti a FdI ad Avellino, Gennaro Blasi), è profondamente sbagliata. Spero che, a seguito di una più attenta analisi del contesto, questa decisione venga riconsiderata.
Un albero con radici forti supera ogni difficoltà: le foglie cadono, i rami si spezzano, ma finché le radici restano salde, l’albero continua a vivere. Anche se danneggiato, resiste e ricresce. Spezzare le radici, invece, significa uccidere l’albero.
In ogni caso, mi sono ufficialmente reso disponibile, in qualsiasi momento, a essere ascoltato dalla Commissione di Garanzia e Disciplina in merito alla situazione e alla gestione di FdI ad Avellino, che, a mio avviso, va radicalmente cambiata, soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali.