di Antonio Vecchione
La morte di Maradona ha rattristato il mondo intero. Milioni di persone, tutti affascinati dal campione, si sono sentiti orfani del Dio del calcio. La sua vicenda umana è stata ricca di gloria e l’affetto che si è meritato non è stato inquinato dai suoi riprovevoli errori, per i quali ha sempre pagato di persona. E’ stato il numero 10 di tutti i diseredati, degli ultimi al mondo, delle periferie abbandonate e tutti lo hanno pianto celebrandone i meriti, salvo alcune note stonate di personaggi che lo hanno infamato e screditato. Noi della comunità baianese siamo in grado di smentire questi giudizi offensivi e dare testimonianza della sua sensibilità e dei valori umani che hanno caratterizzato il suo modo d’essere.
Una storia tutta da raccontare, con una premessa per renderla più chiara. Nell’autunno del 1984 a Baiano, nella corte comunale, si tenne una straordinaria rassegna artistica, denominata “Amorarte 84”. Non si trattava della solita rassegna di artisti più o meno famosi, ma una vera e propria festa di partecipazione popolare alla sensibilità artistica. Una strepitosa manifestazione animata non soltanto da una ricca e variegata esposizione di opere d’arte, ma da tre serate di spettacoli. Davanti a un foltissimo ed entusiasta pubblico, salirono sul palco per esibirsi giovani e meno giovani, uomini e donne, scuole e associazioni, con poesie, canzoni, balli, imitazioni, novelle, teatro. L’evento fu ideato e organizzato dall’affiatato sodalizio di Antonio Vecchione ed Enzo Barone, con la preziosa collaborazione di una persona speciale, Gianni Tedeschi, una forza della natura, sempre disponibile e al servizio della comunità. Gianni condusse mirabilmente le tre serate di spettacolo trasmettendo al pubblico energia, passione e calore umano. Un successo organizzativo rimasto nella memoria di centinaia di persone e che meritava di essere replicato. L’occasione si presentò l’anno dopo. La parrocchia di Baiano, grazie alla tenacia di Franceschino Tulino, sempre in prima linea per fare del bene, prese l’iniziativa di organizzare una raccolta fondi per aiutare suor Pina nelle sua lodevole attività a favore dell’infanzia abbandonata in Eritrea (allora ancora facente parte dell’Etiopia). L’idea fu quella di allestire uno spettacolo, “Galà per l’Etiopia”, e di devolvere l’incasso all’opera di suor Pina. Un progetto ambizioso e stimolante, dunque, che ci vide subito motivati e impegnati a realizzarlo. Due i problemi da risolvere preventivamente: trovare nell’area mandamentale una sede idonea per lo spettacolo e assicurarsi la presenza di una personalità di riconosciuto successo per attirare il pubblico. La ricerca della sede fu lunga e difficoltosa. Il nostro territorio era privo di locali per ospitare lo spettacolo da noi immaginato. L’albergo Mercadante sulla Piscina di Avella poteva essere una soluzione ma era ancora in costruzione. Mancava il pavimento, gli impianti ancora provvisori da cantiere, le pareti appena intonacate. Ma non avevamo scelta. Grazie alla disponibilità dei proprietari, decidemmo coraggiosamente di utilizzarlo e di inventarci scenografi per “azzimarlo” come una sposa per la cerimonia. Il pavimento ancora allo stato grezzo di cemento fu coperto con del feltro in rotoli fissato con nastro adesivo; un ampio palco fu costruito all’interno della ampia sala; l’impianto elettrico potenziato e corredato di faretti; una pulizia radicale e una rinfrescata alla pareti di tutto il piano: alla fine, come in una favola, la zucca si trasformò in una bellissima carrozza. Gianni, da persona creativa, ebbe una idea geniale e temeraria; Maradona, pensò, potrebbe essere la personalità in grado di assicurare il successo alla manifestazione. Grazie alla intermediazione di un giocatore argentino del Nola Calcio, contattò Cyterszpiler, amico e agente di Maradona, per chiedergli di invitare il campione al Galà, evidenziando la benefica finalità della manifestazione. Rimanemmo per qualche giorno ansiosi in attesa della risposta. Sapevamo che la presenza di Maradona non poteva essere che un miracolo, ma avevamo la fiducia e la speranza delle persone ingenue e incoscienti. Fiducia premiata perché arrivò la risposta positiva. “Diego”, ci spiegò Cyterszpiler, “non avrebbe alcun interesse a venire a Baiano, ma aiutare i bambini poveri è costante aspirazione della sua anima”. Una risposta che ci commosse e ci fece raddoppiare l’impegno da profondere nell’organizzazione. Cominciammo a distribuire gli inviti e a preparare il programma. Per offrire un omaggio agli ospiti chiedemmo a Francesco Sodano, artista di Sperone, di creare una opera in bronzo che esprimesse lo spirito della manifestazione. Francesco, artista dalla profonda sensibilità, realizzò un capolavoro. “Fraternità” il titolo dell’opera, realizzata in 60 esemplari numerati, e rappresenta due mani che si scambiano del grano, un messaggio di pace e di solidarietà. Il Galà si tenne il 28 marzo del 1985. Per meglio illustrare l’attività di Suor Pina in Etiopia, invitammo anche Angela e Alfonso Bianco, una coppia che aveva appena adottato una bellissima bimba etiope di nome Francesca. La serenità e il sorriso della famiglia Bianco, presente sul palco con la bambina, costituì un convincente messaggio per il pubblico, un esempio da seguire, un invito alla solidarietà concreta. Maradona, nel suo intervento, manifestò un notevole entusiasmo e una dolcezza particolare per la bambina, come si evidenzia dalle foto: la guarda con occhi incantati e le bacia teneramente la mano. La Rai, interessata al Galà, mandò in onda un servizio la sera dopo nel TG3. Un servizio che iniziava con la ripresa di Antonio Vecchione che introduceva ma che si soffermò a lungo su Maradona e la bambina. L’evento si concluse con la consegna dell’opera “Fraternità” di Sodano alle personalità presenti, il sindaco di Avella e assessore Loyola e qualche altra che, a distanza di 35 anni, certamente sfugge, e alle tante associazioni presenti. La serata fu un successo di pubblico e, grazie a Dio, anche per l’incasso. Tre milioni di lire o poco più fu la somma generosamente offerta dai presenti, un ottimo incasso per i tempi, che fu consegnato il giorno dopo a don Fiorelmo. Francesco Tulino si attivò subito per comprare farina, zucchero, pasta, latte in polvere, caricati poi in un container e spediti in Etiopia. Una felice conclusione, dunque, grazie all’impegno dei tanti volontari e, soprattutto, a Diego Armando Maradona, un campione che nella sua vita ha sempre e solamente operato per il bene degli altri.