Gianni Amodeo -Foto servizio di Michele Miele
“E’ stata una straordinaria esperienza, e ancor più gratificanti sono state la risposta partecipativa e le generali valutazioni di plauso e consenso dei tanti visitatori che hanno vissuto la narrazione della Natività di Gesù sul palcoscenico del centro storico di Comiziano, di cui Gallo è simbolo ed emblema- dice Teresa Tortora, la giovane presidente della Pro Loco cittadina, promotrice ed organizzatrice d’ ‘O Presepe ‘ePullecenella approdato alla quindicesima edizione- facendo da suggestiva e coinvolgente ambientazione per un’emozionante e significativa espressione di Teatro popolare en plein air.
L’impegno e il lavoro di preparazione profusi per tanti mesi sono stati premiati, rendendo onore all’intera comunità mobilitata per il buon esito della rappresentazione. Credo- sottolinea Teresa Tortora– che la lezione di Lina Wertmuller – regista tra le più brillanti ed originali nel proporre cinema d’autore e di costume- sia ormai l’ elemento largamente recepito e condiviso da tutti gli interpreti e figuranti che vengono animando il Presepe vivente fin dalla prima edizione del2005. E’ la lezione per la quale il senso del racconto della Natività di Gesù non si risolve nella sua statica contemplazione, ma si ravviva anche e soprattutto se viene correlato con dati di criticità e situazioni problematiche del tempo presente, quasi per interfacciarlo con la realtà. E’ il modo più efficace per far conoscere il messaggio cristiano nella quotidianità”.
‘O Presepe ‘e Pullecenella– che da quindici anni va in scena a Gallo– alla luce delle spettacolari performance realizzate è ormai diventato un Classico nell’area nolana, catalizzando anche gli interessi dei tanti che nell’area metropolitana di Napolisono veri cultori del Teatro popolare e delle rappresentazioni della Natività. E la conferma, con presenze superiori ad ogni più ottimistica previsione, si è registrata nelle due giornate dedicate al Classico per l’edizione su cui è appena calato il sipario, ispirata in ampia misura alla matrice dei maggiori autori della tradizione letteraria e teatrale napoletana del ‘700 e dell’ 800, specie per la rigorosa selezione dei testi da recitare. Un utile e importante lavoro filologico.
Confermato l’impianto scenico, che scivola lungo via Raffaele Napolitano, a cui fanno ala i palazzi otto \ novecenteschi che conservano in larga parte l’originaria fisionomia di buona e solida architettura rurale, con alti e bei portali; e sono proprio le spaziose corti e i bei cortili in pavimentazione di pregiata pietra vulcanica bianca,a far da sfondo ai quadri tematici della narrazioneravvivati da musica, balli, canti e recitazioni dicentinaia di figuranti in sgargianti e variopinti costumi sette \ottocenteschi. Una filiera di quadrilegati alla tradizione che variano di edizione in edizione, così come sono mutevoli, a maggior ragione, quelli connessi con l’attualità. E per l’edizione conclusa da qualche giorno, a catalizzare l’attenzione dei visitatori- ammessi nelle corti e nei cortili per scaglioni per la soglia non superiore ai trenta- erano i quadri interpretati dai contadini e dai pastori, toccando l’apice scenografico e interpretativo con il quadro dedicato alla Natività, mentre le problematiche d’attualità era in rassegna con i quadri ispirati alla ruota degli esposti,al matrimonio e al dramma dei flussi degli emigranti dall’Africanell’Europa comunitaria. A far da guide narranti, Pullecenella, interpretato con verve da Sergio Spampanato, che cura con grande passione e bello stile la regia dell’evento fin dalla prima edizione,San Gennaro e San Nicola patrono della comunità locale– particolarmente venerati nelle regioni del Sud e rappresentativi della Cristianità delle origini-interpretati da Francesco Ruotolo e da Angelo Aliperti. Il sigillo alla rappresentazione era impresso dal Cantastorie -interpretato da Gennaro Sposito– con il monito e l’appello ad evitare le trappole non solo del consumismo e dell’affannosa ricerca della ricchezza, ma anche del sempre più diffuso costume sociale, per il quale l’apparire emargina e nullifica i valori autentici della vita e della solidarietà.