di Antonio Fusco
La Chiesa di San Raffaele, sita nel rione Galluccio di Cimitile, si è arricchita di due notevoli immagini sacre, di contorno rotondo, frutto dell’estro creativo del maestro Guido Laperuta, pittore di chiara fama, le cui opere sono state oggetto delle favorevoli recensioni di autorevoli critici, che ne hanno sottolineato ed apprezzato il modus operandi e la personalità di artista “sicura, portatrice di una connaturata sensibilità attenta, scrupolosa, incisiva, poderosa”. ( dott. Ugo Pastena).
Nella sua pluriennale attività il Laperuta ha sempre mantenuto una comunicazione estetica realistica, pur adottando nel corso degli anni un continuo esercizio di ricerca espressiva che lo ha portato ad impostazioni compositive, che si avvalgono di una personale morfologia nel disegno, nell’intensità emotiva delle figure e nella selezione cromatica. Un’attenta lettura delle sue opere porta a rilevare che esse mirano ad essere uno specchio della sua weltanschauung, la personale visione dell’uomo, della vita, della realtà sociale, come si evince in La notizia, Rifugiata, Dialogo, Il grande guerriero, La famiglia, Attesa, Sognando il domani, L’eredità.
Le due recenti immagini del pittore per la chiesa di Galluccio, raffiguranti San Michele e San Gabriele, tengono conto della loro collocazione e, pertanto, rimangono coerenti alla naturalistica tradizione iconografica dei soggetti sacri, ma sono realizzate secondo la sua inconfondibile e distintiva cifra stilistica.
San Gabriele, nella sua missione di annunciatore, si manifesta nella casa di Nazaret sotto un aereo portico pavimentato a schema marmoreo e aperto su uno sfondo campestre con simmetrici cipressi, metafora della vita eterna. Sotto gli archi laterali sono dipinti due tendaggi: quello a manca, legato da un cordone, sta ad indicare la quotidianità, l’altro, a destra, di colore verde a significare la speranza, è mosso dal venticello leggero dello Spirito Santo che apre la nuova era della salvezza. La plastica statuaria dell’Arcangelo è accentuata dagli effetti pittorici e chiaroscurali della candida veste e dell’azzurro mantello. Regge due bianchi gigli, metafora di purezza, e gira gli occhi alla sua sinistra, come a rivolgere lo sguardo ad una persona, non raffigurata ma che tuttavia si intuisce presente fuori campo, alla quale si riferiscono anche i fiori immacolati, vale a dire la Vergine Maria Annunziata.
San Michele, raffigurato secondo la tradizione, nelle funzioni di psicopompo regge la bilancia del giudizio con la mano sinistra e con la destra brandisce la lancia per colpire Satana, che calpesta con i suoi calzari. La sua angelica presenza plana trionfante dall’alto ad ali spiegate, e si staglia sulle nuances azzurre del cielo con una tavolozza cromatica vivace e brillante, che contrasta fortemente con le tonalità brune e fredde del demonio e dei suoi compagni a lui sottostanti, circondati da fiamme e duro pietrame, dei quali accentua nell’espressione maligna la loro natura infernale.
La scena è storicizzata con la precisa riproduzione nello sfondo delle basiliche paleocristiane di Cimitile e della nostra chiesa.