“La depravazione e la crudeltà appartiene solo all’uomo. Se qualcuno lo amava qualcun altro ha pensato di festeggiare il nuovo anno così”, ha scritto su Facebook Antonella Brunetti, portavoce di Aidaa (associazione internazionale per la difesa degli animali e dell’ambiente), con la didascalia di tre foto che testimoniano la sofferenza subita da un gatto, visibilmente torturato e ucciso con i petardi alla vigilia di Capodanno nella città di Brindisi. Il gatto, senza più la coda, è stato trovato morto accanto ai petardi che lo hanno ucciso. Il caso ha sollevato lo sdegno e provocato una forte polemica e un dibattito sulla violenza contro gli animali. Un gesto dal quel emerge senz’altro l’assenza di valore e il non rispetto alla vita, di una crudeltà inaudita su un povero animale che si fidava delle persone, tanto da lasciarsi avvicinare per essere poi condannato a quella morte atroce. Il post è divenuto subito virale con diverse migliaia di condivisioni e un migliaio di commenti indignati. Ora gli inquirenti sono sulle tracce dei responsabili. Si tratta di un reato penale e chiunque ne sia responsabile dovrà essere chiamato a risponderne in maniera durissima. E con lui (o loro), in caso di minori, i genitori che si rendono correi di tali atti di violenza inaudita.