Le varietà autoctone hanno ben resistito al gran caldo e alla mancanza di piogge in cantina stanno arrivando uve sane dal punto di vista agronomico e di buona qualità Il presidente Giordano: «Le aspettative circa il prodotto finito fanno veramente ben sperare Un anno di svolta con le modifiche del disciplinare ‘Vesuvio’ e le fascette sulle bottiglie»
Dopo le tante previsioni è il tempo per le prime stime sulla vendemmia 2017 sulle falde del Vesuvio. Il taglio delle uve nelle proprietà delle aziende che fanno parte del Consorzio tutela vini Vesuvio ha preso il via nelle ultime giornate di agosto. La vendemmia entrerà nel suo cuore nel corso di queste due prime settimane di settembre, facendo registrare un anticipo di circa venti giorni. Dalle prime raccolte si registra un calo quantitativo che si aggira intorno al 15% del prodotto rispetto alla vendemmia dell’anno scorso. Un calo che si presenta praticamente uniforme nelle varie località che rientrano nei confini del Consorzio. Così come è praticamente plasmato in modo quasi uniforme su tutte le varietà di uve coltivate. Si tratta di una riduzione dovuta all’andamento climatico di una stagione agricola che si segnala senza precedenti per quel che concerne soprattutto la carenza delle piogge. Un lungo periodo di siccità combinato anche con straordinarie ondate di caldo, succedutesi nel corso dei tre mesi estivi e che hanno raggiunto l’apice nelle due settimane a cavallo tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, quando le colonnine del termometro hanno più volte superato valori al di sopra dei 40 gradi centigradi.
«Il calo di produzione – dichiara Ciro Giordano, presidente del Consorzio Vesuvio – è minore rispetto a tante altre zone del Sud e della Campania stessa solo per il fatto che i vigneti del Vesuvio non hanno subito alcun danno per le gelate primaverili. Una perdita limitata anche grazie ad un’oculata gestione dei vigneti sapientemente operata dai viticoltori dell’area. A questo si aggiunge che le varietà autoctone, che costituiscono praticamente la totalità del ‘Vigneto Vesuvio’, hanno mostrato una naturale resistenza alle estreme condizioni climatiche veramente ottimale».
Da una parte il calo quantitativo; dall’altra un livello qualitativo sanitario delle uve veramente ottimale, considerato che i grappoli non presentano alcun problema tranne qualche caso di leggera disidratazione, ulteriore fattore che provocherà un leggero calo quantitativo anche per quel che concerne la fruttificazione delle uve. Quello che va rimarcato è il fato che l’andamento climatico e la scarsità d’acqua ha portato con se anche effetti positivi soprattutto dal punto di vista agronomico, riducendo al minimo la presenza di fitopatie (quasi assenti dappertutto peronospora e oidio). Un fattore che si è tradotto in una consistente riduzione del numero dei trattamenti fitosanitari in vigna, con conseguente risparmio dei costi di gestione per i produttori e, soprattutto, con la disponibilità di portare in cantina uve in perfetta salute.
«Tutte le varietà più importanti, dal piedirosso al caprettone passando per la falanghina, vale a dire le varietà storicamente ambientate nei nostri territori, hanno reagito benissimo – aggiunge Giordano – alle avversità climatiche, tanto da presentarsi in condizioni ottimali. Ora i produttori sono alle prese con la fase più importante, considerato che mai come quest’anno sarà fondamentale individuare l’ottimale equilibrio tra l’acidità, la maturità fenolica, la concentrazione zuccherina e le altre caratteristiche da tenere in osservazione per poter stabilire il giusto momento della raccolta. In merito alle attese qualitative del prodotto finale siamo particolarmente fiduciosi di poter raggiungere un livello eccellente, considerato che le uve hanno mantenuto buoni valori di acidità e presentano un consistente contenuto di zuccheri».
Tanta attesa, dunque, per i prodotti di una vendemmia che si preannuncia come momento di svolta cruciale tra le vigne Vesuvio. «Dal prossimo 1° ottobre – spiega il presidente del Consorzio – entreranno in vigore i contrassegni di Stato, la cosiddetta fascetta, per proteggere le nostre etichette dalle possibili azioni di sofisticazioni. La fascetta, che sarà fornita direttamente dall’Istituto poligrafico Zecca, verrà posta da noi produttori sul collo della bottiglia, riportante un’univoca sigla identificativa di carattere alfanumerico. Si tratta di uno strumento necessario per garantire la tracciabilità del prodotto, fornendo maggiore tutela al consumatore, che sarà così ancora più certo di acquistare vini che rispecchiano fedelmente la filiera di produzione. A questa grande novità si associa quella dell’entrata in vigore, proprio in questa vendemmia, delle modifiche del disciplinare di produzione della denominazione di origine ‘Vesuvio’. Si tratta di modifiche che vanno incontro alle nuove tendenze del mercato, allargando gli spazi per la produzione di bollicine e aprendo alle bottiglie monovarietali ‘Caprettone’, ‘Piedirosso’ e ‘Falanghina’. Tutto questo – specifica Giordano – segue lungo il solco di un’azione che mira a rafforzare il processo di valorizzazione del patrimonio ampelografico storico dell’area vesuviana. Infine, la possibilità delle indicazioni ‘Passito’ e ‘Superiore’ per il ‘Lacryma Christi bianco’ e le indicazioni ‘Superiore’ e ‘Riserva’ per il ‘Lacryma Christi rosso’. Con queste nuove importanti opportunità il ‘Vigneto Vesuvio’ guarda con maggiore fiducia al futuro».