Il Consiglio dei ministri su proposta del guardasigilli Alfonso Bonafede, ha approvato un nuovo stop per la giustizia, la sospensione dei processi su tutto il territorio nazionale fino all’11 maggio (precedentemente prevista sino al 14 aprile). Un provvedimento sollecitato da più parti, visto il forte pericolo, con la piena riapertura dei palazzi di giustizia, di esporre migliaia di persone al contagio da coronavirus vista “l’assenza di dispositivi e misure di protezione”.
Nel settore penale comunque sono assicurate le udienze di convalida, arresto e fermo e i processi con imputati detenuti se loro o i difensori chiedono di andare avanti. Nel settore civile si celebrano, invece, le udienze urgenti che riguardano minorenni e rapporti familiari. Ciò in attesa che il Governo valuti le modifiche delle norme processuali necessarie a favorire, nella fase emergenziale, l’utilizzabilità nei procedimenti civili e penali, comprese le camere di consiglio, delle modalità di svolgimento da remoto. Con questo ulteriore provvedimento di fermo e con le difficoltà paventate, sia a livello tecnico che di principio, che solleva l’applicazione dello smart working alla Giustizia, si rischia di mettere ancora più in crisi tutto il sistema, bloccando il percorso intrapreso di riduzione dell’arretrato e dei tempi di celebrazione dei processi ( a cura dell’avv. Francesco Orciuoli).