Un diverso approccio ai testi letterari, alla poesia contemporanea, attraverso la lettura di inediti proposti nel numero 4 di “Levania”, colti nella loro freschezza, come appena usciti dalla penna dell’autore. Sincero e creativo l’interesse degli studenti del “Masullo Theti” che hanno proposto originali ipotesi interpretative di alcune liriche della rivista attraverso i diversi linguaggi della parola, della musica della pittura, persino della drammatizzazione guadagnando l’apprezzamento dei relatori: Marco De Gemmis, Eugenio Lucrezi, Enza Silvestrini – segno evidente che la poesia è la forma d’arte più vicina all’immaginario degli adolescenti – afferma Marisa Papa Ruggieri.
Soddisfatte anche le docenti di lettere: Susy Barone, coordinatrice dell’iniziativa, Grazia Della Gala, Raffaella Ferrara, Elena Silvestrini e la D.S. Anna Maria Silvestro, la quale ha ribadito che compito prioritario della scuola è l’educazione alla bellezza, nelle sue molte accezioni etiche ed estetiche.
Il numero 4 è un numero speciale, dedicato a Napoli, città che non esaurisce il suo senso nel suo essere un luogo, ma che, con le sue diverse anime, può diventare metafora della poesia stessa. Oltre 20 poeti italiani e stranieri sono stati chiamati a scrivere sulla città e ad ogni lirica è stata affiancata una tavola di un artista che ha, generalmente, lavorato ispirandosi al testo poetico. Varie le tecniche artistiche utilizzate: collage, acquarello, fotografia. Ne emerge il volto di una città complessa e multiforme.
Anche per questa sua pluralità, la lettura del numero 4 di “Levania” ha consentito ai ragazzi di riflettere sulla specificità dei linguaggi espressivi: dall’arte, alla poesia, alla prosa, nonché sul valore e sul significato della poesia oggi, nel contesto sociale e globale con il quale essa è chiamata a misurarsi. Il linguaggio poetico è stato indagato nella sua complessità: l’aspetto connotativo, la musicalità, la potenza evocativa, elementi che colpiscono l’intelligenza emotiva del lettore o dell’ascoltatore, come evidenziato da Eugenio Lucrezi, diventano strumenti di ricerca del sé, smarrito e soffocato dai ritmi alienanti, dalle logiche oscure della contemporaneità.
L’oggetto ritrovato – afferma Marco De Gemmis- è un particolare che, irrilevante a uno sguardo superficiale, (una macchia sul muro, una forma abbandonata nel paesaggio) acquista vita attraverso gli occhi dell’artista, disvelando profondità inesplorate.
La valenza di un testo poetico è molteplice: essa si misura sul piano estetico, ma anche dal punto di vista dell’impegno civile che talvolta è forte e presente in alcuni versi in maniera molto più incisiva che in altri tipi di scrittura argomentativa.
La poesia diventa un modo di vedere il mondo da una diversa prospettiva rispetto a quella imposta dalle regole di sistema e diventa testimonianza di libertà, di fedeltà a se stessi, al proprio sentire e per questo espressione altissima di democraticità al punto da far tremare le dittature che, ieri come oggi, scorgono nei libri e negli scrittori i nemici più temibili, tanto da metterli al bando o neutralizzarli con la persecuzione e la detenzione.
Di qui il rapporto tra la poesia e la storia, in particolare per quanto riguarda la storia di Napoli e le sue vicissitudini irrisolte, i suoi ricorsi simili a ritornelli . Può la poesia, che è alogica, essere il modulo espressivo più consono a una città in cui l’unica ragione possibile, forte e potente, è la passione, con tutti i suoi risvolti contradditori, drammatici eppur dotati di forza vitale? E’ questo il quesito su cui i ragazzi si sono confrontati con i poeti e i critici presenti.
La stagione futurista sembra evocata dalla metrica, dalle parole in libertà di alcune liriche della raccolta. Emerge da qui un’altra contraddizione della città: Napoli, da sempre gravata dal suo passato di immobilismo, appare allo stesso tempo animata da una volontà di rottura col suo destino atavico di perdizione, e proiettata, nel suo profondo, verso il nuovo, la sperimentazione .
Infine la funzione della critica letteraria. È necessaria una nuova generazione di critici – sottolinea Enza Silvestrini- mediatori del grande dono dell’arte tra l’artista e il pubblico.