di Antonio Caccavale
Ogni volta che mi capita di passare nei pressi della succursale Gescal dell’Istituto alberghiero di Cicciano, ma anche quando mi capita di percorrere quella via Pertini in cui era la sede centrale del “Carmine Russo”, vengo assalito da un iniziale ingorgo di ricordi che, di volta in volta, si lascia sfittire dalla messa a fuoco ora del profilo di qualche antico collega ora da quello delle parvenze, talvolta sfocate, di qualcuno dei tantissimi alunni che hanno accompagnato i circa venti anni che, in quella scuola, ho vissuto da docente. È un compito non facile, quello con cui devono misurarsi gli insegnanti che operano in un istituto professionale, la cui popolazione scolastica è, generalmente, caratterizzata da una maggioranza di giovani poco motivata allo studio. Ma è proprio quella scarsa motivazione a rendere più impegnativo e, al tempo stesso, più affascinante il compito di un docente che voglia provare a mettere in crisi la neghittosità dei discenti in relazione all’impegno scolastico. Per quanto, però, ci si sforzi, non sempre si riesce ad “ammaliare” tutti i giovani alunni, per poterli accompagnare fino al compimento del percorso quinquennale e al conseguimento di quel titolo di studio che apre non poche porte verso gratificanti sbocchi professionali. Oggi più che mai, stringendo il campo dell’istruzione professionale a quello dell’Enogastronomia e dell’ospitalità alberghiera, non si può non tener conto che un regolare corso di studi, concluso col conseguimento del diploma finale (che costituisce titolo di studio indispensabile per coloro che intendano iscriversi all’Università), rappresenta un invidiabile lasciapassare che consente l’accesso ad una varietà di gratificanti attività lavorative. A distanza di un bel po’ di anni e senza sforzarmi più di tanto, sono numerosi gli ex alunni che mi vengono in mente e che si sono fatti onorevolmente strada nel campo dell’enogastronomia e dell’accoglienza turistica: tra essi non mancano bravi chef e valenti direttori di strutture alberghiere. Non pochi sono coloro ai quali il diploma ha consentito di inserirsi nel mondo della scuola come insegnanti tecnico-pratici, assistenti tecnici o amministrativi. Quelli che, a suo tempo, decisero, invece, di continuare a studiare, scelsero di iscriversi chi al corso di laurea in “Scienze e tecnologie alimentare”, chi a “Scienze del turismo”, chi a “Biotecnologie agro ambientali e alimentari”, chi, ancora, a “Giurisprudenza” o a “Lingua e letteratura straniera”. C’è, poi, una schiera di coloro che, dopo aver approfondito le proprie conoscenze e affinato le proprie competenze, hanno avuto la capacità di mettersi in proprio, diventando titolari di ristoranti anche molto apprezzati. L’alberghiero di Cicciano può vantare anche un cospicuo numero di ex alunni che lavorano presso ristoranti stellati in Italia e in tante altre parti del mondo. Insomma, decidere di iscriversi ad un Istituto alberghiero potrebbe rivelarsi una scelta molto felice per le buone e varie prospettive che esso offre ai fini dell’inserimento nel mondo del lavoro.
Occorre, comunque, sempre evitare di condizionare la volontà degli adolescenti che si apprestano a lasciarsi alle spalle la scuola media per intraprendere un nuovo percorso in un istituto secondario di secondo grado. Certo, non è facile, per un giovane che consegue la licenza di scuola media, scegliere la scuola superiore a cui iscriversi. A tredici anni o poco più l’individuo è in balia di un delicato processo evolutivo, caratterizzato da uno sviluppo graduale della capacità di costruire ragionamenti astratti e di utilizzare il pensiero critico su se stesso e sugli altri, sull’ambiente familiare e sul mondo esterno. Senza volerci ulteriormente addentrare nelle complesse dinamiche psicologiche dei giovani tredicenni di oggi, non si può non segnalare l’errore molto frequente di cui si rendono protagonisti quei genitori che, di fatto, impongono ai propri figli la scuola che dovranno frequentare. Non si raccomanda mai abbastanza ai genitori (sarebbe necessario che lo facessero gli insegnanti in occasione di ogni colloquio scuola-famiglia) di parlare con i propri figli, ascoltarli e cercare di capire quale sia la scuola da cui si sentono più attratti, quella in cui ritengono possano trovarsi maggiormente a proprio agio perché più in linea con i progetti, ancorché vaghi, di ciò che vorranno fare da grandi. A questo proposito, e proprio in considerazione di un orientamento ancora molto vago rispetto a ciò che un tredicenne pensa di voler fare da grande, credo di poter dire che frequentare con profitto un istituto alberghiero e conseguire il diploma finale potrebbe rivelarsi una scelta tutt’altro che sbagliata.