C’è un’Italia che non smette di crescere: quella della povertà. Ci dice questo l’ultima analisi dell’Istat, contenuta nel rapporto periodico “Noi Italia” sull’anno 2016. Arretrati nei pagamenti di rate, mutui, affitti o bollette, incapacità di far fronte a spese impreviste, ma anche l’impossibilità di potersi permette pochi giorni di ferie in un anno o l’acquisto di un banale elettrodomestico. Sono questi alcuni degli indicatori che l’Istat usa per fotografare la deprivazione e il disagio economico – ciò che, al di là delle definizioni da manuale, il senso comune definisce povertà a tutti gli effetti – delle famiglie italiane. E colloca sotto questa asticella 7,3 milioni di persone, il 12,1% della popolazione: un deciso aumento rispetto al 2015, quando erano “solo” l’11,5. Un dato che ci fa superare di oltre 4 punti percentuali la media europea.
La povertà colpisce soprattutto chi vive da solo, a partire dagli anziani. A livello territoriale, la fotografia dell’Istat mostra poi un’Italia spaccata in due. In Sicilia è in condizioni di disagio un abitante su 4, percentuale che scende sensibilmente man mano che si sale la penisola per arrivare al 5 e 6% rispettivamente di Veneto e Lombardia. Ma anche qui, i numeri non dicono tutto: perché se nel mezzogiorno l’incidenza del fenomeno doppia il dato nazionale, è altrettanto vero che al nord l’intensità del fenomeno – in altre parole: quanto poveri sono i poveri? – è decisamente più accentuata.