Una intera giornata dedicata al caffè, con la sua storia, i valori nutrizionali, la sua affermazione in Italia e nel mondo, la sua produzione, la sua selezione, gli aneddoti, le canzoni a lui dedicate e la torrefazione Italiana che lo rende protagonista nel mondo con il suo Espresso, sono stati gli argomenti trattati nel corso del Convegno Nazionale realizzato da “Gran Caffè Italia”. Una associazione, quella di Gran Caffè Italia, che tende a riunire torrefattori di aziende piccole, medie e grand, con obbiettivi prioritari da voler realizzare in merito allo sviluppo sostenibile – economico, sociale ed ambientale delle imprese del caffè, consolidando ed allargando il network di collaborazioni con le Organizzazioni nazionali, europee ed internazionali, analizzando i Trend di Mercato, e fornendo alle aziende associate un supporto su aggiornamenti giuridico-normativi, promovendo così il settore con una sua identità, valori, progetti e servizi per gli associati, al fine di affermare il posizionamento e consolidare la reputazione del settore attraverso un confronto aperto e trasparente. Ad accogliere un evento tanto prestigioso è stato il Museo Pignatelli alla Riviera di Chiaia a Napoli, una villa fatta erigere nel 1826 dal baronetto Sir Ferdinand Richard Acton. A condurre gli interventi tecnici e culturali sul caffè, in una giornata dedicata alla Cultura dell’Espresso, passando da business a brand, da esperienza a passione, da valori nutrizionali a fenomenologia, è stato il giornalista e event manager Ciro Cacciola, autore del libro “L’Internazionale Juke–Box del Caffè”. Questo convegno, come affermato da Mario Cerutti, Presidente del Comitato Italiano Caffè: “ha messo in evidenza il successo avuto nell’aver definito cosa è lo standard dell’espresso nella sua forma più generale, attraverso un gruppo di lavoro, composto da oltre un anno e mezzo, da tanti torrefattori grandi o piccoli e di tutta Italia, che hanno voluto partecipare. Queste persone, hanno lavorato per cercare di trovare i parametri, tipo il tempo di erogazione, la quantità di caffè, la schiuma ed altro, 6/7 parametri che definiscono l’Espresso, ed è un grande risultato che sino ad ora non si era riusciti a raggiungere per diversificati interessi delle parti in causa. Stabilito quindi un punto di riferimento per la definizione dell’Espresso, all’interno di questo, ora si dovranno definire degli standard per delle formulazioni più specifiche, cosa che è un passaggio importante da un punto di vista di education, in quanto, si ha un riferimento per poter fare un tipo di prodotto ed occorre conoscere delle cose importanti che vanno insegnate ad un barista, un operatore, un altro torrefattore. Un trainer, la cultura del caffè, perché la sua storia ed anche la modalità di preparazione sono una caratteristica importante. Non è un caso che l’Italia ha questa performance di esportazione del caffè tostato che è meravigliosa, eccellente. Negli ultimi anni abbiamo avuto un tasso di crescita entusiasmante, il 40% della materia prima che importiamo in Italia, il caffè verde, viene riesportata sotto forma di caffè tostato, questo è un grande valore perché diciamo che stiamo esportando un modo di vivere dell’Italia, quello dell’Espresso, quello del caffè italiano, sia esso torrefatto al Sud o a Nord dell’Italia, ma noi stiamo esportando un pezzettino del nostro Stivale all’estero”. Altra importante affermazione fatta da Cerutti, riconfermata anche da Dario Ciarlantini nel suo intervento, è stata quella in merito alla formazione: “Già molti torrefattori fanno attività di formazione diciamo “in casa”, ora si studierà come armonizzare per portare questa cultura, attraverso un sistema, nel modo più distribuito, cercando di arrivare il più possibile, oltre che all’operatore anche al consumatore, perchè non c’è dubbio che questo sia di grande importanza”. Questa formazione, coinvolgerà alunni degli istituti alberghieri e tutte le associazioni di categoria dell’accoglienza: Ada, Aibes, Amira e Fic ed altre che comunque utilizzano il caffè. Cerutti, continuando dice: ”Noi come settore, abbiamo una vetrina invidiabile che è il bar, dove la gente va due, tre ed anche più volte al giorno, ed è un punto di contatto eccellente che più si riesce ad usarlo per fare cultura sul caffè e meglio è, poi noi siamo estremamente aperti con tutte le associazioni che vogliono collaborare. L’idea di scegliere Napoli, per questo convegno, è stata oltre che per quello che questa meravigliosa città ci ha permesso di godere in queste due giornate, anche e soprattutto quella di avvicinare nuovi soci al nostro sodalizio, in quanto lo scopo della nostra associazione è quello di propagandare e farci conoscere da tutti, perché il comitato che rappresento ha un 80 % ed oltre di mercato, e di per se non ha un problema di rappresentanza, ma riteniamo particolarmente di valore il poter essere più inclusivi possibile e quindi più riusciamo ad avere adepti, più arricchiamo la nostra associazione arricchendoci tutti con un gruppo più ampio. L’evento di oggi che segue di due anni quello svoltosi a Firenze, anche lì con gran successo, rappresenta un vera affermazione per questa associazione”. Mario Cerutti, Presidente del Comitato Italiano Caffè, con Patrick Hoffer e Gianni Forni, rispettivamente Presidente del Consorzio Promozione Caffè e Segretario del CIC, hanno dato vita ad una conversazione sul tema, che ha sottolineato come sia cresciuto il business delle esportazioni di prodotto finito, a riprova di quanto il caffè italiano sia apprezzato nei mercati mondiali e della vitalità del nostro settore. Sono intervenuti al convegno Denise Pagano, Direttore del Museo Pignatelli che ha fatto gli onori di casa ai tanti ospiti, illustrando la storia della Villa, attraverso slides che hanno accompagnato la sua descrizione espressa con gran cultura. Sono poi seguiti i vari interventi inerenti al caffè e contributi per i loro specifici settori, portati da: Maria Carmela Ostillio, Professore di Marketing e Direttore della Brand Academy in SDA Bocconi School of management – Milano, che si è esibita con una interessantissima ed aggiornatissima lezione di Comunicazione e diffusine del Loghi e Marchi di aziende; Massimo Andrei, Autore e Regista; Dario Ciarlantini, Master Barista, Barmanager, Authorised Trainer SCA (Specialty Coffee Association); Maurizio Giuli, Presidente dell’Associazione Ucimac – Costruttori Italiani di Macchine per Caffè Espresso; Andrej Godina, Dottore di Ricerca in Scienza, Tecnologia ed Economia nell’Industria del Caffè, nonché Authorised Trainer SCA (Specialty Coffee Association) e Presidente Umami Area; Marino Niola, Docente di Antropologia dei Simboli, Antropologia delle arti e della performance e Miti e riti della gastronomia contemporanea all’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa; Alberto Ritieni, Ordinario di Chimica degli Alimenti, Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli “Federico II”. Gli interventi, sono stati allietati da momenti musicali interpretati dal complesso degli “VoxInside” con Carmine Maiorano alla chitarra, Marco Amoroso al contrabbasso ed alla voce Valentina Brandi, che hanno mirabilmente interpretato una serie di canzoni con tema il caffè. A completare l’accoglienza offerta dalla stupenda dimora nobiliare del Museo Pignatelli, nel momento di intervallo dai lavori della giornata, per il pranzo, è intervenuto il grande chef Pietro Parisi, meglio conosciuto come il Cuoco Contadino, che con suoi cinque grandi classi piatti, elaborati con l’antica cottura del sottovuoto a vapore nei vari “boccaccielli” ha dato modo anche, ai tanti presenti, di poter gustare gli autentici ed impareggiabili sapori della cucina napoletana dell’arte tradizionale, ricevendo encomi da tutti. Ad accompagnare le leccornie del rinomato Cuoco: Scarola e fagioli, Gateau di patate, Parmigiana di melanzane, Polpetta di vitello in ragù e per concludere un Tiramisù, è giunto anche il pane cafone del Vesuvio e gli eccellenti vini IGP Falanghina e Aglianico dell’azienda vinicola Villa Matilde. Nei vari momenti di pausa dei lavori, si è potuto gustare la pasticceria napoletana di Vincenzo Bellavia, dapprima con sfogliatelle e babà e a termine giornata con i classici dolci del Natale: roccocò, mustaccioli, susamielli, raffioli e pasta reale, ovviamente accompagnati da un buon caffè come: Lollocaffè, caffè Verrè, caffè Morganti, caffè Piùespresso ed altri. A Pietro Parisi, siamo riusciti a strappare, in esclusiva, l’anticipazione della notizia dell’apertura di un suo nuovo ristorante, che prossimamente aprirà al Vomero in Piazza Fuga a Napoli, arricchendo la possibilità dei veri buongustai, di poter avere a disposizione un altro punto di riferimento dove poter gustare la sua cucina elaborata come negli altri suoi ristoranti “Era Ora” a Palma Campania, “Le cose buone di Nannina” a San Gennaro Vesuviano e “Cento“ a Acciaroli. Un convegno che a Napoli ha trovato il suo habitat naturale perché Napoli, è senza dubbio, una delle città che del caffè ha fatto una cultura, il caffè infatti è la bevanda sociale di Napoli, a Napoli per dire vediamoci ci si esprime dicendo: prendiamoci un caffè, poi puoi bere anche altro, ma prendiamoci un caffè vuol significare incontriamoci. Una città dove nessuno deve essere escluso da questo piacere, tanto da aver creato il “Caffè sospeso” perché questa tazzina non può essere negata a nessuno, quindi pagare due caffè e lasciarne anche uno pagato a favore di ignoto vale a dire che attorno al caffè si crea il vero circuito sociale, al punto tale che il caffè sta clonando anche altre tipicità emblematiche napoletane come la pizza, infatti è nata la “Pizza sospesa”. Il caffè dunque, sarà pure nato in Arabia, ma è in Italia è diventato uno stile di vita, oltre che una bevanda, quel modo di essere che ti globalizza il mondo e ti caratterizza, appunto, uno modo di vivere.
Giuseppe De Girolamo