Torna lo spettro della speculazione sui campi di grano, ma nell’anno peggiore per caldo e inflazione. Con costi triplicati e rese dimezzate i cerealicoltori sono in estrema sofferenza. Lo denuncia Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale, dopo l’ultima quotazione della Commissione Cereali della Camera di Commercio di Bari che ha segnato – 45 euro a tonnellata per il grano duro.
“Siamo in una situazione esplosiva – denuncia Masiello – perché ai soliti movimenti speculativi in piena trebbiatura, che sono l’unica spiegazione all’improvviso crollo di prezzi a fronte di domanda crescente e scarsità di offerta, si somma una condizione estrema di costi e caldo. Bisogna ricordare infatti che quest’anno abbiamo prodotto al triplo dei costi, con aumenti dal 100 al 200% su tutto: gasolio, fertilizzanti, sementi, trasporti, ricambi, attrezzature. Una condizione di difficoltà a cui si sono aggiunte le temperature eccezionali che vanno avanti da maggio, costringendo le piantine di grano ad un’accelerazione dei processi naturali con conseguente anticipazione dell’essiccazione. Questo significa che siamo passati da una produzione di circa 50 quintali per ettaro alla metà, in alcuni casi sotto i 20 quintali per ettaro, ossia un terzo. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono pesanti e le poche piogge di giugno non sono servite a niente”.
Uno scenario drammatico in un 2022 che in Italia si classifica nel primo semestre come l’anno più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica, ma si registrano anche precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr. La tendenza al surriscaldamento è evidente nel nostro Paese, dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende – conclude la Coldiretti – nell’ordine il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.