È partita in Campania la trebbiatura del frumento, lo comunica la Coldiretti regionale. L’avvio della stagione della mietitura dei grani è l’occasione utile per fare il punto su una produzione agricola simbolo, per il valore che esprime e per ciò che rappresenta. Da un’analisi di Coldiretti Campania su dati Istat consolidati emerge che nel 2018 sono stati coltivati sul territorio regionale oltre 17 mila ettari a grano tenero, per una produzione totale di quasi 600 mila quintali, e circa 57 mila ettari a grano duro per quasi 1,9 milioni di quintali di produzione. Il grano tenero e il grano duro sono due tipologie di frumento molto simili a livello strutturale, ma diverse dal punto di vista nutrizionale e dell’uso finale. Dalla macinazione di grano tenero si ottiene la farina bianca, che viene impiegata principalmente nella panificazione e nella produzione di prodotti lievitati, come ad esempio la pizza. Dal grano duro invece si ottiene la semola, utilizzata principalmente per la produzione di pasta.
Analizzando le produzioni per territorio – prosegue Coldiretti Campania – si evince che nello scorso anno la maggiore produzione di grano tenero c’è stata in provincia di Benevento con oltre 220 mila quintali, seguita a ruota da quella di Avellino con oltre 190 mila quintali, poi Salerno con oltre 100 mila e Caserta con 85 mila. Nel napoletano non risultano produzioni di grano tenero. Nella produzione di grano duro la prima provincia per quantità prodotta è l’Irpinia con oltre 1,1 milioni di quintali, seguita da Benevento con oltre 550 mila, Salerno con 132 mila, Caserta con 83 mila e Napoli con poco meno di 4 mila.
“A breve – commenta Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti e presidente regionale – avremo i dati sulla qualità, ma l’esperienza dello scorso anno ci dice che la Campania, come il resto del Mezzogiorno e d’Italia, è in grado di produrre grani competitivi e sostenibili. Nello scorso anno abbiamo prodotto semole con contenuto proteico sopra il 14%, sfatando il falso mito della superiorità del grano estero per la pasta di qualità. La scelta di grano coltivato sul nostro territorio è una garanzia per la tutela della salute dei consumatori, perché in Italia è vietato l’utilizzo del glifosato sul grano in preraccolta a differenza di quanto accade per quello straniero proveniente da Usa e Canada, dove ne viene fatto un uso intensivo per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato. Dove sono partiti gli accordi di filiera tra agricoltori e industria agroalimentare, mulini e pastifici, si riesce a tenere una prospettiva di futuro per i cerealicoltori e a garantire un prodotto di qualità. Esperienze positive in tal senso ci sono in Campania sia per il grano tenero, in particolare per la filiera della pizza, sia per il grano duro nella filiera della pasta. Le interlocuzioni con l’agroindustria si moltiplicano di anno in anno grazie alla battaglia di Coldiretti contro il glifosato e a favore dell’etichettatura di origine obbligatoria. I consumatori chiedono trasparenza e la trasparenza ripaga tutti nel rapporto di filiera”.