Il candidato pentastellato affronta i temi dell’equo compenso e delle commissioni tributarie.
Si è tenuto ieri pomeriggio presso l’Hotel De La Ville l’appuntamento organizzato dall’Ordine dei Commercialisti di Avellino per incontrare i candidati alle prossime elezioni politiche, dopo il rinvio a causa dell’emergenza neve.
A fare gli onori di casa è stato il Presidente Francesco Tedesco: “I commercialisti sono stanchi di riforme fatte senza una consultazione. Ci aspettiamo che la nostra categoria venga rispettata nelle aule dove si decidono le leggi, laddove invece negli ultimi anni la politica non ci è stata affatto vicina!” – afferma, prima di passare in rassegna le dodici proposte che il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti avanza a quella che sarà la futura classe dirigente del Paese: la fatturazione elettronica come opportunità e non come obbligo, l’istituzione dell’autorità indipendente di garanzia del contribuente, la rinuncia all’utilizzo di norme antievasione come coperture preventive, l’antiriciclaggio, le specializzazioni professionali, l’equo compenso (con auspicabile revisione dei parametri ministeriali), la diffusione della cultura dei controlli. Per citare le più salienti.
Il primo ad intervenire è stato il professore Ugo Grassi, professore ordinario di Diritto Civile presso l’Università degli Studi “Parthenope” di Napoli, candidato per il Movimento 5 Stelle al Senato nel collegio uninominale di Avellino e di Ariano Irpino: “Anche io come giurista di diritto positivo mi lamento di quella che voi commercialisti definite ‘babele normativa’: i decreti di attuazione sono diventati il pane quotidiano dell’ordinamento italiano! 200000 leggi è un numero inaccettabile, perché una mole legislativa tale immobilizza un Paese” – esordisce il professore, che nell’avvalorare la sua tesi cita l’intervento di Sabino Cassese sul Corriere della Sera, secondo il quale la colpa di siffatta abbondanza normativa è da attribuire al Parlamento che farebbe poche leggi delega: “E’ un falso storico – commenta Grassi -, dato che a partire dal primo Governo Berlusconi c’è stato una vera e propria crescita esponenziale di leggi delega! Basterebbe dire che questo numero così alto di norme è il frutto di funzionari (burocrati) che sono sottratti a responsabilità politica; essi scrivono il contenuto normativo di leggi contenitore che necessitano di un decreto di attuazione che dia loro un senso”.
“È impossibile affrontare quella ‘babele normativa’ senza organizzare un tavolo di confronto che comprenda anzitutto i riformati: è chiaro che 200000 leggi non si cancellano da sole ed è giusto che le regole in materia fiscale vengano riscritte con il contributo dei commercialisti che le subiscono in via diretta” – incalza il candidato pentastellato, ribadendo l’importanza della collaborazione tra la politica e la base costituita dagli elettori. Quindi Grassi pone l’attenzione su due questioni chiave presenti all’interno delle dodici proposte avanzate dai commercialisti. La prima è l’equo compenso: “In Italia esisteva già: le tariffe minime professionali erano un argine all’iniquità sociale! Abolirle è stato inutile e dannoso. D’altra parte l’Europa non ce lo ha mai chiesto in questi termini: anche perché se è vietato il dumping sulle merci, perché mai dovrebbe essere concesso rispetto alle prestazioni intellettuali?” – si domanda il professore, auspicando un ritorno alle tariffe minime professionali al posto di quell’equo compenso che lui stesso definisce un’ “aberrazione”.
La seconda questione chiave riguarda le commissioni tributarie: “Non è accettabile che la commissione tributaria sia affidata alla valutazione di persone la cui formazione culturale non dà alcuna garanzia di competenza sulla suddetta ‘babele’: il Movimento propone di potenziare la Corte dei Conti attribuendole le competenze giurisdizionali in materia tributaria” – spiega il candidato Cinque Stelle. Infine Grassi espone qualche sua personale osservazione sul rapporto fisco-contribuente. “L’Italia è il Paese delle autorità indipendenti che indipendenti non sono – afferma in merito alla proposta di istituire un’autorità indipendente di garanzia del contribuente -: l’Antitrust ha censurato l’equo compenso perché ‘contrario alla libera concorrenza’, mentre il vero problema è che i suoi vertici sono di nomina politica. Da qui la necessità di stabilire regole certe, che garantiscano l’assoluta e reale indipendenza delle autority”. Infine si sofferma sulla normativa antiriciclaggio: “Un’aberrazione che va ben al di là della direttiva europea, la quale si limita a dire di individuare i ‘criteri sospetto’, che però sono diventati centinaia, configurando la suddetta normativa come un ulteriore strumento di “drenaggio” fiscale”. “L’assurdo è che queste normative chiedono al professionista una serie di informazioni che lo Stato di fatto ha già: una delle proposte del Movimento in tal senso è la creazione di un sistema unico di assemblaggio delle informazioni che permetta -attraverso l’utilizzo di confronti incrociati- di identificare il flusso di denaro frutto di attività illecite” – conclude il candidato pentastellato.