25 gennaio 2012, un compleanno e una tempesta solare in atto. Sopra al Maisone, ad Avella, fra gli ulivi ci sono scarpe che dondolano appese ai rami. Siamo un gruppo di amici, decidiamo di salire in cima fino ai due lecci nati vicini che sembrano gli alberi doppi sotto ai quali si conclude il film Io Ballo da Sola di Bernardo Bertolucci, in una scena d’amore al tramonto nelle campagne senesi. Qui siamo nelle campagne di Avella. Il titolo originale di Io ballo da sola è Stealing Beauty, “rubando bellezza”. Al Maisone rubiamo bellezza. Anche qui gli alberi sono due, nati gemelli e vicini, e si osservano, insieme ad un grande pino ed un altro leccio singolo, anche giù dalla valle, dai paesi, posando lo sguardo sulla collina delle Tore e del Maisone, dove questi alberi spiccano per quanto sono grandi e diversi rispetto al fondale di ulivi. In un giorno di gennaio del 2012, ci troviamo mescolati in strani colori senza sapere che il sole stava toccando il suo picco in un ciclo che dura 11 anni, fatto di eruzioni continue.
I lecci vicini, il casolare, il castello, e i campi magnetici solari. Il Maisone ed il suo Palazzuolo non sono esattamente come la tenuta Ricasoli di Stealing Beauty ed il castello di Brolio in Chianti, dov’è stato girato il film di Bertolucci, ma un castello dal Maisone si vede, ed è quello di Avella, ed un antico palazzo c’è. C’è anche una fontana, come nel film, la Fontana del Lago, a sostituire quella dell’acqua Borra. E ovviamente, ci sono i due lecci.
Il Maisone si trova tra Sirignano ed Avella ed è la parte di collina sopra le Tore e sotto Campimma (anche detto Campimmo, 670m); l’antico casolare, segnato in una carta del ‘55 come Palazzuolo e spesso chiamato esso stesso Maisone, individua il punto. Il Palazzuolo fu oggetto della legge Pica (15 Agosto 1863), una legge sul brigantaggio che vietava ai contadini di dormire nelle campagne e li obbligava a ritornare in paese, per evitare che fra di essi si nascondessero dei briganti. Gli ingressi delle costruzioni in campagna furono murati e il casolare del Maisone testimonia l’applicazione di questa legge, presentando ancora la muratura con le pietre del tempo di alcuni ingressi, mai più riaperti. C’è chi dice che il nome Maisone, con il quale lo stesso Palazzuolo è indicato, discenda dal francese Maison, casa. Qui non siamo distanti dalle Rocce della Falconara, che giustifica l’ampia presenza dei falchi e un’altra possibile etimologia, complementare, del nome Maisone, che potrebbe derivare (sempre, supposto, da alcuni) dal termine popolare “ammaisonare” (che vuol dire ritornare a dormire, ma utilizzato per gli animali) e che vedrebbe in questa collina un ricovero per gli uccelli al tramonto. Al di là delle interpretazioni fantasiose, ciò che è certo è che sulle carte ad essere indicato come Maisone è la parte di collina posta al di sopra delle Tore e al di sotto di Campimmo, e che il Palazzuolo è il rudere che spicca lì fra gli ulivi, ben visibile anche giù da Avella, Sperone e Mugnano.
Notazioni geografiche un po’ delicate anche perché siamo nei pressi di un triplice confine, tra Baiano, Sirignano ed Avella. A fare da spartiacque tra Sirignano ed Avella è la stessa acqua dell’antica Fontana del Lago, che si può raggiungere a partire dal cartello San Celeste (nel comune di Sirignano) prendendo a sinistra il primo bivio che s’incontra nella strada per il Maisone. Ma è proprio all’imbocco, dove c’è il cartello San Celeste, che un’altra indicazione rimanda alla strada per il vicino Eremo di Gesù e Maria, situato sull’omonima collina di Baiano. Non è difficile fare confusione tra i confini e si passa da un comune all’altro in pochi passi, semplicemente attraversando il vallone della Fontana (di cui si avverte la mistica presenza su tutta la collina) o spostandosi poco più in alto nelle campagne. La strada che da San Celeste va al Maisone, antichissima, prosegue a lungo fra gli ulivi congiungendo la collina di Sirignano con i territori di Avella, passando per gli uliveti delle Tore (di Avella) e sbucando a Capo di Ciesco, nella Valle delle Fontanelle, e quindi alla collina del Fusaro (ancora Avella). Il cartello che segna la località San Celeste è raggiungibile da Sirignano, prendendo la strada per l’eremo di Gesù e Maria. Il cartello spiega che il nome è dovuta alla presenza, in passato, di una chiesa dedicata a San Celeste, che era citata in alcuni documenti del 1300 e poi andata distrutta. S’incontra in compenso sull’antica strada un monumento funerario, probabilmente di epoca romana, proprio all’altezza di quello che indichiamo come il Maisone (o Palazzuolo).
Dopo alcuni anni ritorniamo al Maisone coinvolgendo lo stesso gruppo di amici, seppur con qualche variazione. Di quel giorno nel 2012 ricordavo in particolare: le foto al tramonto, il Maisone, i lecci gemelli, raggiunti un po’ a fatica solo da alcuni di noi, il grande pino secolare e un altro leccio isolato, in tutto quattro alberi ben visibili giù dai paesi. Decidiamo di rifare lo stesso percorso e troviamo i danni degli incendi estivi, ma anche la stessa bellezza sparsa qua e là che se ne frega delle brutture create dagli uomini. Il pino secolare, dal diametro di circa due metri, si raggiunge con pochi passi dal Palazzuolo. Provo ad abbracciarlo: è enorme. Proviamo ad abbracciarlo un po’ tutti, a turno. Mentre ci attardiamo vicino al pino secolare, osserviamo la presenza di tre falchi in volo. Il giorno dopo i falchi saranno almeno sei: come già dicevo, non siamo lontani dalle Rocce della Falconara, e sulla sommità del Maisone c’è Campimmo, da dove si diramano le principali strade per l’interno delle montagne, come quella per il Piano di Summonte. Qui nelle campagne ci sono alberi di ulivo, noccioli, alcuni fichi, kaki, noci. Il sole declina con dolcezza su questa collina e l’ora d’oro sembra appartenerle per l’intero giorno. I versi dei falchi scandiscono le ore e i minuti come rintocchi di orologi a pendolo. Dal pino, proseguendo in alto a sinistra nelle campagne, si giunge ai due lecci che ricordano quelli di Io ballo da sola. Scendendo, ma anche all’inizio della località San Celeste, il panorama dal Maisone è infrenabile. Lungo l’orizzonte si stende la linea del mare, e un pezzo di Capri e l’isola d’Ischia sembrano stelle fisse lì in fondo, riferimenti per viaggiatori del passato. Un velo più nitide in avanti si può scorrere sulle curve di Monte di Procida, San Martino e i Camaldoli. Sotto il fianco del Partenio, ferito in alcuni punti, qui nascosti, delle cave di Cancello e di Maddaloni, domina il paesaggio il vicino castello di Avella in una delle sue vedute più animose, mentre in basso lo circondano come cespugli di fiori vivaci la collina del Seminario e di Rocca con i loro pendii dolci. La bellezza intrinseca del Maisone, ogni volta che vi torniamo, è sempre rubata a stagioni più lunghe, si mescola fino a confondere le sue campagne con la quotidianità, i suoi paesaggi fluiscono e si accavallano, senza farsene accorgere, ai ricordi più importanti di interi decenni.
(Valentina Guerriero)
Indicazioni: Per raggiungere il Maisone, si può venire da Sirignano. Di fronte l’entrata dell’autostrada di Baiano, si va diritto per il paese di Sirignano e si sale a sinistra come per andare all’eremo di Gesù e Maria.Un cartello prima di svoltare per l’eremo segna località San Celeste. Questa strada si dirama quasi subito in un primo bivio, a sinistra si giunge in pochi passi alla Fontana del Lago, a destra si sale al Maisone, e il sentiero prosegue, antichissimo, fino alla Valle delle Fontanelle. Ricordiamo che la strada serve e divide proprietà private, e perciò di prestare attenzione e rispetto nell’attraversare questi spazi.
Libri consigliati: Storia del brigantaggio dopo l’Unità – Franco Molfese (Feltrinelli)
Film consigliati: Io ballo da sola – Bernardo Bertolucci