Ancora una volta, dopo pochi giorni da quella mattina alle cascate, tornammo all’Acqua Pendente, regale rappresentazione nascosta e vicina di ciò che la Valle delle Fontanelle possiede. Le cascate di quelle coordinate sono occultate, l’Acqua Pendente invece è tanto maestosa quanto inosservata nonostante la rapidità con cui la si raggiunge.
E’ il giorno di Natale. Abbiamo gli abiti migliori, siamo vestiti a festa, come nelle tradizioni di paese. Ci vediamo con alcuni amici, ci diamo appuntamento prima al Pit Stop poi arriviamo lì con la macchina alla Valle delle Fontanelle. Ai piedi ho scarpe rosa Merrell da montagna, non più delle semplici Nike da corsa che scivolavano sui sassi bagnati. I lacci delle mie scarpe nuove regalo di Natale sono annodati e marroni come il terreno che calpesto. Il dottor Angelo Perna prende dei giunchi e inizia a parlare di donne che intrecciavano cestini dopo averli fatti seccare.
Sono pochi passi, eppure alcuni non vorrebbero sporcarsi del bianco dei sassi le scarpe eleganti messe per il giorno di Natale. Ma tanto l’obiettivo è qua dietro: neanche 30 secondi e siamo già arrivati, nemmeno il tempo di finire la storia sui giunchi. L’Acqua Pendente è una regnante dimessa, l’acqua ai suoi piedi è ferma e acquitrinosa, i sassi non più levigati ma rotti come se provenissero in parte da qualche frana.
Ci sediamo vicino alla parete della cascata e qualche schizzo ci colpisce. Mettiamo lo spumante in fresco nello scroscio ghiacciato della cascata, e viene bagnato dall’acqua che pende.
Il Perna inizia un discorso sulla calce e sul fenomeno carsico, ma non è tempo di esibizioni e addento il panettone che odio mentre parte la solita ripresa di un video sulla vita ad Avella nella prima metà del ‘900.
A’ falasc’, camminare a piedi risalendo la valle
Il cemento che indurisce, la Bocca dell’Acqua e poi il bestiame, la vita nei campi e le costruzioni
I giunchi i cestini tutto quanto e l’acqua che erode la roccia e le semplici reazioni chimiche in un ciclo che dura migliaia di anni.
Tutte sciocchezze, così come il desiderio che l’acqua torni a scorrere come un tempo.
Tutte sciocchezze, come i nostri ricordi rotti della Valle delle Fontanelle.
Tutte sciocchezze, come il valore delle scarpe nuove in confronto a un’intera vita.
Tutte sciocchezze, come le cartoline che ci arrivano cinquant’anni dopo dal passato, che stranamente ritornano dove sono state spedite.
Quella della nonna, che spedita nel 1965 ad Arezzo da Avella, è ritornata a noi nel 2011, per qualche motivo, proprio quando lei se n’era appena andata. E’ ritornata per posta, dopo un lungo giro, proprio ad Avella.
Dalla Valle delle Fontanelle, ritorna alla Valle delle Fontanelle.
Buon Natale, ancora una volta, se non fosse che siamo a luglio.