di Valentina Guerriero
Approfitto della festa sociale del CAI, sezione di Avellino, a cui si è unita una cospicua fetta di abitanti di Avella, Baiano, Sperone e altri comuni del Mandamento, per fare alcuni appunti sul territorio delle Fontanelle. Nato come gruppo indipendente, “Vita da montagna” ha iniziato le sue passeggiate in via ufficiale nel mese di marzo 2023, per poi confluire, in seguito ad un sondaggio, nel CAI, il cui prestigio è indiscusso, struttura che opera su tutto il territorio nazionale, fondata nel 1863 da Quintino Sella (noto ingegnere e tra i fondatori, tra l’altro, anche del Politecnico di Torino nel 1859).
La giornata è stata un’occasione per riportare all’attenzione la Grotta degli Sportiglioni, una delle più importanti grotte visitabili ad Avella.
Ne parlava il Francesco Guerriero nel 1888 nel suo libro su Avella, con queste parole:
“A due miglia, o giù di lì, ad Oriente, alle falde di un monte, in una caverna, detta la Grotta degli Sportiglioni, è notevolissimo un fenomeno, degno di fermare l’attenzione dei naturalisti.
Dai fessi della caverna, lunga un quarto di miglio, gocciola un’acqua, cotanto satura di carbonato di calce, che tosto, congelandosi, forma stalattite della durezza e trasparenza di un cristallo, coi quali potrebbero farsi dei bei lavori; ma, acqua in bocca, per non dire qualche eresia, e lasciamo fare a chi se ne intende.”
La descrizione è fornita nel capitolo Aria di monti, in cui si descrivono le più importanti località della valle, e che prosegue, immediatamente dopo, guarda caso, con il Fusaro, punto di partenza e di arrivo del nostro gruppo del 17 Dicembre:
“A mezza strada, oltre i mulini, frequentatissimi, perché animati dalle acque del fiume Clanio, c’è il Fusaro, ove, un tempo, in ampie vasche, si faceva maturare gran quantità di canape, con quanta igiene della vicina città, lo si lascia immaginare.
Ora è un luogo solitario, e sulle acque, rare ed inerti, delle vasche, galleggiano chiazze giallastre di putredine e certe foglie rossigne di cuoio si stendono in greggia, presso gli orli erbosi. Sulla vecchia pietra, i muschi ed i licheni fanno come un manto tigrato; alla base, le borraccine si allungano in verdi filamenti.”
Per quanto riguarda invece l’etimologia di Sportiglioni, in dialetto locale vuol dire ‘pipistrelli’, e deriverebbe dal latino vespertilia (pipistrello, vespertilione, da qui trasformato in sportiglione), in quanto è sempre possibile incontrarli nella grotta.
Pipistrelli nella Grotta degli Sportiglioni, Avella, 17/12/23
Foto di Antonio Picciocchi, Sergente degli Alpini, residente in Baiano.
La grotta, di difficile accesso e che si raccomanda di visitare con le dovute precauzioni (casco, lampada frontale, sebbene gli avellani la conoscano bene da non preoccuparsi più di tanto di ciò), è costituita da 3 vani ed è il risultato di fenomeni carsici e franosi, in modo simile alla vicina grotta di S.Michele, che dista da essa circa 400 metri e che è stata di recente riaperta al pubblico dopo quasi trent’anni di chiusura.
Le due grotte sono però molto diverse: quella di S.Michele, frequentata da secoli in quanto luogo di culto e visitabile quasi interamente dal 29/9/23 (fatta eccezione per un ambiente, al momento transennato poiché ancora non messo in sicurezza), presenta all’interno degli affreschi bizantini a carattere religioso, suddivisi in vari cicli pittorici, di diversa datazione. La visita alla grotta di S.Michele può essere effettuata dunque in tranquillità, specie negli ultimi mesi grazie all’impegno dei volontari del Comitato Grotte, ed infatti nella giornata del 17 gli iscritti della sezione di Avellino sono stati accompagnati all’interno da Andrea Siniscalchi (Comitato Grotte) che l’ha aperta per l’occasione. Non si può parlare allo stesso modo di quella degli Sportiglioni.
La Grotta degli Sportiglioni ha un accesso più complicato e la visita ufficiale, nella giornata, è stata riservata solo a coloro che avessero competenze ed interessi speleologici, anche se dai racconti, molti avellani, fin da ragazzi, si sono sempre dilettati a entrarvi all’interno, allo stesso modo con cui giocavano ad arrampicarsi sul donjon del castello.
Di tale grotta è possibile leggere un lavoro del 1953 di Antonio Lazzari (1905-1979), docente dell’Università di Napoli e presidente Agip, fisico e geologo autorevole a cui si deve la scoperta dei giacimenti idrocarburici in Val d’Agri, Basilicata, che fa un’ampia descrizione degli aspetti geomorfologici del nostro territorio e in particolare di questa cavità. Si tratta di un’incisione nel Monte Spandanfora, sotto il Ciesco Alto, posta all’altezza di circa 400 metri, affacciata nel vallone Sorroncello. Secondo Lazzari, le due cavità, sia quella degli Sportiglioni che quella di S.Michele, non sono attribuibili direttamente all’azione solubilizzante dell’acqua, bensì a frane sotterranee, e questo può far comprendere la loro intrinseca pericolosità e anche i problemi strutturali dell’ultimo vano non accessibile della grotta di S.Michele, che pure ha avuto dei recenti crolli, che ne hanno determinato la chiusura dagli anni ’90.
Quella degli Sportiglioni è costituita da tre ambienti, con uno sviluppo complessivo di 120 metri di altezza e 17 m di dislivello negativo. Per quanto riguarda il suo accesso, le acque superficiali hanno aperto un varco nella massa della breccia calcarea, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, cioè che tale ingresso sia quello da cui fuoriuscivano le acque sotterranee. In ogni caso le acque coinvolte erano poi quelle che andavano a confluire nel vallone Sorroncello.
Dei tre vani, il primo è di forma ellittica con assi di m 50 e 30, ed è il risultato di una serie di crolli dovuti alla dissoluzione del cemento calcareo che ne teneva uniti gli elementi. Volta e pavimento sono ricchi di formazioni stalattitiche e stalagmitiche.
Pianta della grotta degli Sportiglioni, Antonio Lazzari. Osservazioni geo-morfologiche sulla Valle del Sorrencello e sulla grotta degli Sportiglioni presso Avella, 1953.
Queste due, la grotta di S.Michele e quella degli Sportiglioni, non sono dei casi isolati. Si ritiene che tutto il territorio dei Monti di Avella abbia un’elevata presenza di cavità, la maggior parte non ancora conosciute. Tra quelle note, si ricordano la grotta delle Camerelle di Pianura e la Bocca del Vento (ad andamento nettamente verticale, esplorabile solo su corda, 101 metri), di grande interesse geologico. Ultimamente poi è saltata all’attenzione la scoperta di un nuovo ambiente (nella primavera del 2023), denominato provvisoriamente Grotta degli Spilli e sul quale non è ancora stato effettuato alcuno studio ufficiale.
Ritornando alla giornata del 17, il sentiero proposto è stato quello che passa per le Rocce della Falconara e Campimma. Il nome R.cce della Falconara, come si legge dalle carte, deriva dalla cospicua presenza di rapaci nella zona, che è possibile qui vedere nel loro caratteristico volo circolare.
Si tratta di un caso di quasi omonimia con un altro luogo, le Ripe della Falconara presenti sul Monte Terminio (Monti Picentini), che nulla ovviamente hanno a che fare con queste se non il fatto che si tratti di un affioramento roccioso riccamente frequentato da uccelli.
Un altro appunto, sempre sui nomi: la famosa “Via dei Cristiani”, ovvero il sentiero 230 che arriva a Campo S.Giovanni o Campo di Summonte, genera qualche perplessità per l’eccessiva caratterizzazione cattolica del luogo. Si riscontra, comunque, che Avella, dopo essere stato un punto di riferimento per il paganesimo (con il culto di Cerere e di Giano), fin dal V sec. risultasse un importante centro di propaganda cristiana, e che sia i monti, che le grotte di Avella (così come le vicine basiliche paleocristiane di Cimitile) fossero luoghi di rifugio per i Neofiti (i nuovi iniziati alla fede, i Cristiani dei primi secoli) durante le persecuzioni. Si consideri inoltre che in epoca successiva l’Abbazia di Montevergine aveva esteso il suo dominio sul territorio. Questo percorso, così, veniva fatto dai Cristiani che andavano a Montevergine (giunti a Campo S.Giovanni, alla fine del 230, ci si raccorda sul 224, e poi ad esempio sul 217 per Campo Maggiore. Oppure si può fare il 224 fino a Forcetelle e proseguire sulla strada asfaltata). Senza dimenticare che sicuramente alcuni Cristiani ne percorrevano almeno un primo tratto, per andare alla Grotta di S.Michele, in cui pure è presente da secoli un santuario.
Tra i promotori della giornata, Francesco Fusco, proprietario dell’azienda agricola “Il Moera“, che insieme al CAI di Avellino ha guidato la sez. del CAI di Avellino lungo l’escursione, da segnalare inoltre l’impegno dello skyrunner Tommaso Palo (già citato in passato in questa rubrica) e di Roberto Napolitano (che ha supervisionato le attività di arrampicata a Capo di Ciesco nella stessa giornata), che insieme a Francesco ed altri volontari, si sono occupati di pulire i sentieri nei giorni precedenti all’evento, un alacre lavoro che li ha visti impegnati a lungo, così che non era infrequente incontrarli ogni mattina trovandosi a passare in quelle zone.
Non mi dilungo nel fare altri nomi (ci sono sicuramente molte altre persone nell’organizzazione), poiché non è questo il mio compito, bensì solo lasciare un ricordo di una splendida giornata.
Fonti consultate:
Francesco Guerriero – Avella
Antonio Lazzari – Osservazioni geo-morfologiche sulla valle del Sorrencello e sulla grotta degli Sportiglioni presso Avella (Avellino)
Bocca del Vento: un abisso sul Partenio. M.Venezia, F.Maurano, M.Manco, I.Nunneri, P.Salvo, V.Martimucci, F.Izzo
Su e giù per il Sannio antico. Spigolature archeologiche – Antonio Iamalio, 1911, Tipografia editrice “Le Forche Caudine”.
La Valle Munianense – Memorie storiche di Mugnano del Cardinale – Antonio Iamalio. A cura di Domenico d’Andrea, Arte Tipografica Editrice Napoli 2005
La Valle Munianense – Giovanni Picariello, Edizioni GraficAmodeo – Avellino 1995
L’alta via del Partenio – Carta dei Sentieri del Partenio. Comunità Montana del Partenio