I madrigali di Gesualdo, principe di Venosa
Musicista assassino della sposa
Cosa importa? Scocca la sua nota
Dolce come rosa
(Franco Battiato, Gesualdo da Venosa)
Ritornare a Gesualdo per Sapere e Sapori (da non perdere l’evento ufficiale del 16-17-18 Agosto) e visitare il museo contenuto nel castello mi ha dato modo di rispolverare una vecchia storia alla quale mi ero interessata durante i tempi del liceo, un pettegolezzo storico piuttosto succoso che in effetti appassionava anche la mia professoressa di filosofia: il triangolo Carlo Gesualdo/Maria D’Avalos/Fabrizio Carafa. All’epoca non avevo una conoscenza capillare dell’Irpinia come adesso ed ero stata a Gesualdo per la prima volta in occasione di una rievocazione storica. L’Alta Irpinia iniziava ad affascinarmi in modo profondo poiché era totalmente contrapposta ai luoghi ai quali ero abituata, densamente popolati, fatti di case in successione a ridosso l’una dell’altra, costituiti da strade trafficate e senza nessuno spazio tra un centro abitato e il seguente, con a disposizione una grande città a solo mezz’ora di macchina. L’Alta Irpinia invece era immobile e lontana dal caos, tra un paese ed un altro vi erano diversi chilometri da percorrere immersi nei campi di grano d’estate e nella neve d’inverno e anche soltanto per andare alle scuole secondarie era necessario il bus. Non bisognava aspettare i tempi dell’università per soffrire le distanze! Era uno stile di vita per me inconcepibile, che distavo quattro minuti a piedi dalle scuole elementari, quattro minuti e mezzo dalle scuole medie e cinque dal liceo.
Iniziai a conoscere meglio l’Alta Irpinia probabilmente proprio con Gesualdo, in occasione di quella rievocazione storica. A Gesualdo sono legati bei ricordi: i falchi di un gruppo di falconeria presente alla manifestazione, alcuni pezzi dei Pink Floyd (lì a Gesualdo, grazie a delle conoscenze, mi procurai il Live at Pompeii dei Pink Floyd in vhs, all’epoca poco reperibile, eravamo ben prima della riedizione del 2003 e l’era di Amazon), principesse in costume, boschi e ovviamente i tempi del liceo, la filosofia ed un libro rimasto per qualche tempo sul comodino, Assassinio a Cinque Voci di Alberto Consiglio, che appoggiato sui mobili etnici che andavano di moda in quel periodo, tra i volumi di Nietszche e Kant, parlava proprio del triangolo storico che voglio andare a riprendere.
Nel corso degli anni sono ritornata a Gesualdo più volte, e per un periodo il castello fu chiuso. Quando iniziarono i lavori, non molto tempo fa, una parte di me era rammaricata perché sapeva sarebbero durati anni. Per fortuna il tempo è passato in fretta e il castello è stato riaperto, richiamando molti visitatori anche grazie alle segnalazioni del FAI nelle giornate di primavera.
Ma cos’ha di diverso rispetto ad altri castelli, visto che i castelli si buttano, e ne abbiamo circa uno per ogni paese?
Innanzitutto, il castello di Gesualdo è sicuramente molto antico, del VII secolo, epoca longobarda, ma è tra il 1500-1600 che ha raggiunto il massimo splendore ed è stato ampiamente rimaneggiato.
Il castello era residenza del principe di Venosa Carlo Gesualdo (Venosa 1566 – Gesualdo 1613), di famiglia napoletana, anche conte di Conza e signore di Gesualdo, famoso per la composizione di madrigali (composizioni musicali o liriche a più voci) e per il delitto passionale in cui fu coinvolto, descritto da molti storici e in molti libri tra cui quello di Alberto Consiglio che vi ho già nominato. Carlo Gesualdo andò in sposa alla cugina Maria D’Avalos, di estrema bellezza, ma che il principe trascurava per la caccia e per la musica. Maria diventò in breve l’amante di Fabrizio Carafa, il Duca d’Andria, anche lui giovane e bello. Della relazione extraconiugale tra i due innamorati a Napoli sapevano tutti, e come nelle migliori delle tradizioni, inizialmente Carlo Gesualdo fingeva di non sapere del tradimento, ma alla fine, incentivato dallo zio Giulio, si decise a prendere provvedimenti. Il 16 ottobre 1590 trucidò la moglie e il suo amante nel palazzo Sansevero a Napoli. La dinamica fu la seguente: dopo aver detto di andare a caccia agli Astroni (un’oasi del WWF, adesso) non si allontanò in realtà dal centro di Napoli e aspettò che il Carafa entrasse nella loro casa, qui lo colse in camera da letto insieme alla moglie Maria e uccise barbaramente entrambi. Non è esattamente chiaro se fu Gesualdo in prima persona a sporcarsi le mani di sangue o se per lui lo fece qualcun altro, in ogni caso fu lui il mandante. Considerato un giusto delitto d’onore, il processo fu archiviato subito ma per essere al sicuro occorreva attendere che le acque si calmassero, così dopo l’accaduto Carlo Gesualdo si stabilì lontano dalla città, nel castello di Gesualdo, dove avrebbe fatto passare un po’ di tempo. Infatti, anche se per la legge aveva agito giustamente, c’era il rischio di subire ripercussioni da parte delle famiglie degli uccisi, D’Avalos e Carafa, tant’è che ad un certo punto Carlo Gesualdo ordinò anche il taglio del bosco che era di fronte al castello in modo da poter vedere facilmente se stessero arrivando dei soldati da lontano, così da proteggersi da eventuali attacchi esterni improvvisi. Fino alla morte Carlo Gesualdo fu sempre preoccupato di poter essere ucciso come vendetta per quanto aveva fatto. Sebbene dopo qualche tempo ritornò a Napoli e poi in altri luoghi, egli era molto legato al castello di Gesualdo, in cui trascorse buona parte della sua vita. Anche dopo il secondo matrimonio con Eleonora d’Este di Ferrara, nel 1596 il principe madrigalista si ritirò a Gesualdo, questa volta in via definitiva, lasciando la moglie e il figlio piccolo nel Nord Italia. Distratto da altri interessi e caratterizzato da una personalità taciturna, non solo aveva trascurato la bellissima prima moglie Maria, ma anche la seconda Eleonora. In questi anni il paese di Gesualdo venne portato allo splendore e fu frequentato da importanti musicisti e letterati, tra cui Torquato Tasso, con il quale erano frequenti le collaborazioni. A Gesualdo vennero composti, in quest’ultimo periodo, due nuovi libri di madrigali che furono stampati proprio nella tipografia del paese, ma anche altre opere. Solo per fare un esempio, nella raccolta di madrigali di Carlo Gesualdo pubblicata nel 1611 erano comprese ben otto poesie di Torquato Tasso.
Se come personalità risulta un po’ controversa, il valore di Carlo Gesualdo come compositore e innovatore nel campo della musica è indiscusso. Carlo Gesualdo si meritò l’appellativo di Principe dei Musici per il modo in cui rimodernò la composizione dei madrigali e fu così fortemente progressista al punto da essere considerato un anticipatore della musica di diversi secoli.
Vi basti sapere che tra i maggiori sostenitori di Carlo Gesualdo vi era Stravinskij, che ne fu tanto fan da visitare il paese di Gesualdo nel 1956. Tralasciando Stravinskij, che è un pezzo grosso, ed il suo Monumentum pro Gesualdo, non tutti sapranno che Gesualdo e la sua storia vengono anche nominati da Franco Battiato, nel brano Gesualdo da Venosa contenuto nell’album L’ombrello e la Macchina da Cucire del 1995.
Anche se le sue capacità tecniche sono evidenti, è difficile discernere il suo genio e il suo spirito artistico dal vissuto personale e si ritrova nella sue composizioni molto della sofferenza provata a causa della prima moglie Maria, che l’aveva portato all’assassinio, al punto che molti, probabilmente eccedendo, riconducono la grandezza dei madrigali di Gesualdo proprio a questo.
In effetti, tra musica, delitti passionali e castelli lontani da Napoli, l’episodio legato al primo matrimonio di Carlo Gesualdo risulta decisamente avvolto da un fascino cupo. Non solo Carlo Gesualdo, che appariva come una persona introversa e chiusa, ma anche Maria d’Avalos e Fabrizio Carafa, gli altri due protagonisti del triangolo, sono dei personaggi niente male, tanto da rendere la vicenda storica del perfetto materiale al quale attingere per libri e film.
Di Maria D’Avalos si vociferava che avesse fatto morire d’infarto i due suoi precedenti mariti a causa della troppa passione che provocava, finendo così a sposare in terze nozze, a 26 anni, il cugino Carlo Gesualdo. Il tutto è così circondato da mistero e miscelato con l’eros da essere, guarda caso, in progetto un film di Bernardo Bertolucci ambientato tra Napoli, Gesualdo, Venosa e Conza, pellicola di cui si parlava con molta curiosità intorno al 2004. Era appena uscito The Dreamers – che non aveva mancato di destare scandalo per un rapporto incestuoso e un paio di nudi integrali – e Bertolucci era ancora sulla cresta dell’onda. All’epoca si parlava della ricerca di finanziamenti e Bernardo Bertolucci, in realtà più incline alle produzioni estere che a quelle italiane, e che ora si avvia verso gli ottant’anni (Parma 1941), è riapparso sul grande schermo solo nel 2012 per il film Io e te, tratto dal libro di Niccolò Ammaniti (del 2010), una pellicola non malissimo ma la cui realizzazione era legata a motivi prettamente commerciali. Il tutto dopo quasi 10 anni di assenza dalle sale: l’ottimo The Dreamers risaliva infatti al 2003. Del film su Gesualdo non se n’è saputo più niente, un vero peccato perché dal maestro di Ultimo Tango a Parigi (1972) e Il tè nel deserto (1990) ne sarebbe uscito un capolavoro, che non sappiamo se verrà mai prodotto.
Invece, un regista di estremo rispetto che ha già dedicato una pellicola al principe Carlo Gesualdo è Werner Herzog: Death for 5 Voices (Morte per cinque voci) è un documentario di 60 minuti proprio sulla vicenda, e che vede anche la partecipazione di Milva. Herzog, tedesco, è considerato uno dei più importanti registi viventi ed esponente del Nuovo Cinema Tedesco (alcuni suoi film: La ballata di Stroszek, Nosferatu, L’enigma di Kaspar Hauser). L’attenzione di Herzog per il principe Carlo Gesualdo è da ricondurre al suo forte interesse per le le opere liriche.
Per quanto riguarda i libri, di pubblicazioni dedicate a Carlo Gesualdo ce ne sono svariate: uno è il già citato Assassinio a 5 Voci di Alberto Consiglio, scritto con uno stile adatto ad una vicenda del ‘600, ma in realtà un libro del 1967 edito da Berisio Editore, a metà tra un romanzo storico ed una raccolta di documenti/biografia su Carlo Gesualdo. E’ stata una delle mie letture da liceale e seppure non l’avessi letto per quello specifico intento, servì anche a fare bella figura nelle ore di storia. In un’edizione corredata di poesie (molte, di Torquato Tasso), immagini ed estratti di pagine dalle raccolte originali dei madrigali, porta sul retro di copertina anche la raffigurazione dell’Arciliuto, strumento musicale di cui adesso ne è esposta, insieme ad altri, una pregiata riproduzione nel museo del castello del paese. Si tratta di una varietà di liuto, caratterizzato da manico doppio e da un doppio sistema di corde, che veniva suonato nel ‘600 da Carlo Gesualdo.
Così gli anni sono passati ma il ricordo del triangolo Gesualdo/Fabrizio Carafa/Maria D’Avalos è rimasto qua, insieme a questo libro che mi fu suggerito e che in effetti mi è piaciuto, con le reminiscenze di un film di Bertolucci mai realizzato e quindi mai visto, più l’imponenza di un castello riportato allo splendore e l’immagine di un palazzo, quello dei D’Avalos a via dei Mille, che riguardo ogni volta con malinconia quando oltrepasso il PAN e lascio sul lato destro le boutique di una Napoli bene sempre frettolosa. Un palazzo lasciato agli eredi dei D’Avalos e per il quale – dopo anni di nonsisachecifossedentro – è stato finalmente dato il via ai lavori di restauro.
Libri consigliati: Assassinio a 5 voci – Alberto Consiglio
Film consigliati: Morte per 5 voci – Herzog
Itinerari consigliati: il castello di Gesualdo (AV), Palazzo Sansevero a Napoli, Palazzo D’Avalos in via dei Mille a Napoli, riserva naturale degli Astroni, Venosa, lago di Conza.
(Valentina Guerriero)