Non piangere! Ho bisogno di tutto il mio coraggio per morire a vent’anni». Évariste Galois
Non intendo qui esaurire cosa vi sia in questa valle nascosta tra Avellino e Nola, solo i suoi abitanti possono sapere in modo completo cosa celi e avere libero accesso ad ogni angolo verde della loro terra.
Breve indagine sui luoghi del Vallo di Lauro
Con il Maisone, il Campo di Summonte, il piano di Lauro, la Valle delle Fontanelle, l’Acqua Pendente, ho seguito una specie di percorso iniziato proprio dal Maisone nel 2012. Quando ci ritrovammo a salire la collina del Maisone, ad Avella, i protagonisti eravamo io ed un gruppo di amici che cercavano di raggiungere i due grandi lecci vicini ed il pino secolare che vedevamo spesso da lontano in quello stesso inverno.
Che caso strano. Questo è un percorso che si avvolge su se stesso, e che ritorna, dopo anni, al punto di partenza. Al Maisone, e ai giorni che dal Maisone erano scivolati in avanti. A Santa Cristina e al Campo Summa, a Lauro.
E’ l’inizio di un percorso e poi la fine, che però non può essere completo sul serio senza alcune cose. Anche se, in effetti, i percorsi non sono mai completi del tutto, continuano sempre, e quindi questo tentativo di renderlo tale risulta comunque approssimativo.
Quell’inverno aveva nevicato, e in quel periodo era capitato più di una volta di soffermarsi a Santa Cristina, a giocare con la neve.
Un altro dei luoghi che avevo ritrovato all’inizio del 2012 è il Campo Summa. E’ uno dei due o tre luoghi cari agli abitanti della Valle di Lauro, insieme a Prata e al Monte Pizzone, la loro montagna più alta. Il panorama da Taurano viene conservato dagli abitanti del Vallo come un gioiello incastonato. Santa Cristina è il posto dei loro giochi.
Santa Cristina
Un ricordo indelebile la neve a Santa Cristina, i nostri giochi, le palle di neve e noi a scendere giù per i pendii innevati. Eravamo ben coperti, avvolti con guanti di colori accesi, come rosa, viola, azzurro, blu, indaco e turchese, spiccavano sul manto bianco della terra. Dopo un bel po’ di giocare ci rifugiammo nella casa di una nostra amica di Lauro, che poi era quella che ci aveva proposto Santa Cristina. La neve ed il cielo erano limpidi come neon naturali. Eravamo in molti, riversati tutti in quella casa. La nostra amica ci preparò una cioccolata in un pentolino di cui ricordo perfettamente il fondo lucido e argentato prima che venisse messo sul fuoco, e di come lei mescolava con un cucchiaio di legno il liquido scuro. Il camino era acceso e il suo gatto rosso, Galois, dal nome di un matematico morto in duello, era sulla finestra. Al di fuori della finestra, come in un quadro, separato solo da una croce di legno che componeva, in due righe, l’infisso, c’era, lo sapevamo, la neve. Quella con cui avevamo giocato al di sopra della discesa, mutata improvvisamente in un nube pomeridiana e oscura. Per seguire Galois, io e un’altra persona ci allontanammo a parlare. Galeotto fu il gatto.
Avevamo vissuto l’intera mattina spensieratamente. In quella giornata in cui era caduta la neve, noi avevamo deciso di andare a prendercela. Come se improvvisamente non fosse esistito più niente, ognuno di noi era ritornato ad uno stato precedente, eravamo uniti gli uni agli altri da un affetto che non era più dipendente dai nostri preesistenti rapporti, era felicità pura. Come tra bambini, le nostre relazioni ora dipendevano dalla neve, distratti da una contentezza primordiale, innocente e immatura. Eravamo tutti uguali, nello stesso modo, ritornati ad uno stato genuinamente infantile.
Forse un po’ era anche merito nostro, per la nostra capacità di emozionarci di essa.
In quello stesso anno 2012 venne il castello di Monteforte, un donjon che nessuno di noi aveva mai notato prima. In più, pochi mesi dopo, arrivammo, partendo proprio da quella località di Santa Cristina dove avevamo giocato con la neve, al Campo Summa, attraverso una strada cosparsa di foglie marroni che iniziava varcando una barriera di metallo.
Il Campo Summa (Quindici) è uno dei pianori che si trovano nel Vallo di Lauro. Da Santa Cristina, facilmente raggiungibile in auto (e che in realtà non è altro che una piccola frazione di Moschiano) si può, imboccando un sentiero, arrivare a quest’ampia zona verde.
Altri luoghi frequentati dai lauretani sono Prata (Quindici) ed il Monte Pizzone, che è la loro cima più alta e che si può raggiungere sia da Moschiano, dalla chiesa di Santa Maria della Carità, percorrendo un breve tragitto di circa dieci minuti a piedi, oppure attraverso dei sentieri del CAI, uno di questi con partenza daTaurano (dalla chiesa della Madonna dell’Arco, località Arcucciello) ed un secondo dal castello di Monteforte. Nei pressi di una mistica e piccolissima chiesa a Taurano erano sbucati infatti un giorno proprio i cartelli del CAI che indicavano il Monte Pizzone.
La chiesa a Taurano della Madonna dell’Arco, località Arcucciello
Questa chiesa la ricordo perché ci fu un pomeriggio in cui vi ci fermammo. Se non era estate, era comunque qualcosa di molto simile. Eravamo di ritorno da un 1° Maggio agli Scavi di Pompei. A uno dei nostri, di Lauro, venne in mente di bere delle birre Peroni che suo nonno aveva comprato in Autogrill, a Paestum, e voleva farlo all’aperto. Insomma, tutto un programma. 4 birre a bassa gradazione per 4 persone, il massimo della trasgressione! Sempre stati dei bravi ragazzi. Così arrivammo a questa chiesa.
Però devo dire che questo ed altri giorni d’estate furono un po’ strani.
Perché luoghi che normalmente non avrei notato apparivano carichi dell’energia delle altre persone.
Anche quando ci fermammo, ancora dopo, in estate, nella frazione di Ima (Lauro), rimasi molto colpita. Certe cose che per loro erano parte della quotidianità erano per me nuove. Cose che per me erano scontate, parte integrante dei miei giorni, probabilmente erano per loro sconosciute. In questo processo si sottolineano le differenze delle esistenze e la loro disponibilità a incontrarsi.
Ogni qualvolta una persona ti introduce ad alcuni posti che sono per lei ordinari, per quanto il suo mondo non t’appartenga (anzi, requisito fondamentale è che questo suo mondo non t’appartenga affatto, per niente), però te lo mostra, succede qualcosa. Ti rimane in testa. Rimane indelebile, come il piacere di stare insieme, a volte anche con poco.
Percorsi consigliati:
Per salire sul Monte Pizzone: da Moschiano, dalla chiesa di Santa Maria della Carità, è possibile salire al Monte Pizzone in 10 minuti. Altri percorsi del CAI per il Monte Pizzone partono da Taurano (Località Arcucciello, chiesa della Madonna dell’Arco) e dal castello di Monteforte.
Un’altra strada che si può consigliare, da percorrere in macchina, panoramica, è quella che va da Lauro ad Avellino passando per Forino, e che offre svariati spunti fotografici.
(Valentina Guerriero)