– E’ un peccato. Se i giovani non sono più interessati alla montagna, fra qualche tempo nessuno conoscerà più gli antichi percorsi e si perderanno nel nulla.
– Non c’è da preoccuparsi se i giovani non conosceranno più gli antichi percorsi, perché fra qualche anno non esisterà più nulla. Il problema non si pone affatto: sarà tutto bruciato, il Partenio non esisterà proprio più, sarà come il deserto. Forse neanche come un deserto normale, ma come il deserto su Marte.
(Uno stralcio di conversazione di non molto tempo fa)
La mia profezia si è avverata, ma non credevo così velocemente.
Qualche mese fa il dottor Anelito aveva espresso una perplessità riguardo al fatto che le nuove generazioni non sono più interessate alle montagne di Avella, nonostante in esse sia nascosta la storia dei loro antenati. Anche gli appassionati del settore in effetti ritengono la zona di Avella come una seconda o terza scelta nei loro programmi di escursionismo. Che poi una volta questi percorsi non erano mica elitari e riservati agli iscritti di associazioni come il CAI, o luoghi per soli sognatori e poeti futuristi. La montagna era di tutti, e la vita degli abitanti del Mandamento era legata ad essa.
Solo che negli ultimi anni l’ambiente è così compromesso e le persone così disinteressate a ciò che accade fuori dalle città e che non porta profitto, che la necessità di tramandare i percorsi ai posteri risulta più che altro ingenua. E agli escursionisti avventori che provengono da fuori non possono che contorcersi le budella nel vedere come le montagne siano state ridotte, tutto il contrario di concetto di “montagna” e di rispetto per l’ambiente che hanno in certi paesi un po’ più civilizzati.
In effetti, non avrei pensato così presto, ma la mia profezia disfattista si è avverata: quest’estate in Campania ha bruciato ogni cosa. Il Partenio non è stato risparmiato, anzi.
Tornando alla sera in auto da vari posti della Campania, abbiamo visto per un’intera stagione bruciarci sotto agli occhi praticamente ogni catena montuosa (Lattari, Alburni, Picentini, Partenio, tutti). Nel buio, sembravano costellazioni disposte in ogni area che potesse prendere fuoco, fiaccole in processione che non avevano niente di religioso, luminarie amare.
Indipendentemente dalla loro causa, dolosa, che non voglio qui indagare, il risultato è un completo disastro: la montagna ce la possiamo pure scordare.
Addirittura la preoccupazione che avevamo quest’inverno per il Monte Acerone e per gli alberi morti misteriosamente, risulta, a distanza di pochi mesi, più che ridicola.
Ora è l’intero Partenio ad essere morto e distrutto, non solo l’Acerone. Ora viviamo l’autunno perenne, che è arrivato in anticipo e ce lo terremo per un bel po’. Teniamocelo stretto, questo misto di verde e di rosso che può trarre in inganno un occhio disattento, può far salire un po’ di malinconia autunnale.
Ma non sono foglie morte, sono alberi morti.
E allora mi vengono in mente gli scenari di Nausicaa della Valle del Vento del maestro Miyazaki, film di matrice ambientalista presentato dal WWF nel 1984, che sono quelli di un pianeta sfruttato fino alla distruzione. Il paesaggio attuale non è tanto lontano da ciò. Nausicaa è uno dei film-pietre miliari di Hayao Miyazaki, probabilmente il più importante regista d’animazione del mondo, e mi rendo conto, rivedendo qualche scena, del perché mi sia venuto, tra tanti film di fantascienza, proprio questo in mente: la Valle del Vento di Nausicaa è fatta di mulini, ponti e popolani, proprio come quelli che si vedono salendo nella Valle delle Fontanelle.
Nella Valle del Vento c’è una delle ultime e poche colonie umane, in un mondo in cui l’inquinamento ha distrutto ogni cosa e il problema maggiore risulta dall’avanzamento di una “giungla tossica” che si estende e rende le condizioni di vita impossibili agli uomini; costituita da piante e insetti mostruosi e giganteschi, la situazione è in realtà dovuta a una precedente guerra nucleare che ha manomesso i normali meccanismi della natura. Nella Valle del Vento però la vita è ancora possibile, anche se gli abitanti sono costretti a fare i conti con i mostri-tarlo. Il passare del tempo, e anche l’ignoranza, ha reso la giungla tossica e i mostri-tarlo nemici e gli esseri umani hanno dimenticato di essere stati loro stessi a provocare il deterioramento dell’ambiente.
Hayao Miyazaki è sempre stato famoso, oltre che per i validi contenuti, per la bellezza delle ambientazioni dei suoi film, per attingere frequentemente a paesi europei nella creazione di città fantastiche (come in Kiki’s Delivery Service) e miscelare vari elementi per costituire luoghi unici, di straordinaria bellezza, e che al contempo danno l’impressione di “esserci già stati“. Ne ritrovo spesso pezzi qua e là, in Svizzera e in Austria, e all’improvviso anche nella Valle delle Fontanelle.
Nausicaa è ambientato in un paese di stampo medievale, caratterizzato da mulini – proprio come Avella – in un futuro post-apocalittico. Difficile che Miyazaki fosse stato ad Avella che non sarà di certo né il primo né l’ultimo paese immerso fra le montagne con dei mulini e costituito da una popolazione schietta come quella descritta da Francesco Guerriero, ma alla fine alla Valle del Vento ci assomiglia. Miyazaki era affascinato dai mulini che nel film sono chiaramente a vento e non ad acqua e ne è presente anche una particolare tipologia “a persiana”. Nausicaa è la giovane e combattente principessa di questo regno, le principesse di Miyazaki non sono mai nobili e passive lasciate nei loro agi, come neanche la Principessa Mononoke lo era, protagonista di un altro dei suoi più famosi film, anche a tematica ambientalista. Nausicaa s’ispira ovviamente alla Nausicaa dell’Odissea che presta soccorso ad Ulisse e che pare fosse amante della natura, ma anche ad un racconto popolare giapponese, “La principessa che amava gli insetti”, dando luogo ad una classica commistione di elementi occidentali ed orientali tipica di Miyazaki.
La scena clou è sicuramente quella del salvataggio di un piccolo di mostro-tarlo da parte di Nausicaa. Chi decide quale deve essere la specie che ha diritto di vivere sul Pianeta Terra? Cos’è un mostro?
Un cucciolo di mostro-tarlo, preso come ostaggio da parte degli uomini, scatena una guerra, con gli adulti della specie che inferociti si scagliano sulle colonie umane. Nausicaa dà la vita per salvarlo e far cessare così l’attacco.
E’ incredibile come nel film addirittura un mostro-tarlo, piccolo ed orribile, risulta tenero e degno di rispetto. E’ solo un cucciolo. In molti casi sono i nostri metri di giudizio a farci decidere cosa è brutto e cosa è bello, cosa è giusto e cosa è sbagliato, e Nausicaa riconosce che la giungla tossica non è il nemico, ma che erano stati gli stessi esseri umani ad aver reso il mondo in quel modo, cosa che aveva studiato e provato facendo esperimenti su funghi e piante e scoprendo che queste non emettevano più sostanze tossiche se poste in un ambiente pulito.
Di Nausicaa esiste anche una versione su carta, disegnata dallo stesso Hayao Miyazaki, in 7 volumi e dello stesso anno (1984), ma solo i primi due volumi coprono la storia del film.
(Valentina Guerriero)
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