La storia infinita dei “furbetti del cartellino”, ha fatto tappa anche ad Avellino, presso la locale ASL, dove 21 dipendenti, sono stati indagati e sospesi dal servizio. Questi “furbetti” si allontanavano a loro piacimento, grazie ad una collaudata rete di colleghi compiacenti, dediti al noto sport del “timbra veloce”. Coinvolti in questa triste vicenda, dipendenti con le più diverse mansioni, fra cui medici, a dimostrazione che episodi di assenteismo, riguardavano tutte le categorie. Questo brillante risultato, ha dichiarato la Segretaria Nazionale del Sindacato Comparto Sicurezza e Difesa (SCSD) /S.E.L.P., Anna Paternostro, è il frutto di un anno di brillanti indagini, che ha visto il forte impegno, dell’Autorità Giudiziaria e degli operatori della Polizia di Stato che, giorno dopo giorno, hanno documentato e raccolto prove, che hanno consentito di mettere, un numero così elevato di dipendenti ASL, di fronte alle loro responsabilità. Per alcuni versi, questa storia, ha dell’assurdo, dal momento che sembra che alcuni sapessero delle indagini in corso e nonostante ciò o, proprio per questo, assumevano atteggiamenti spavaldi ed inopportuni. Il SCSD/S.E.L.P. – ha continuato Paternostro – auspica provvedimenti esemplari nei confronti di chi sarà riconosciuto colpevole di questa particolare e disgustosa forma di assenteismo. Avellino, una realtà dove la disoccupazione è un dramma che colpisce una percentuale elevatissima di giovani e meno giovani, con risvolti sociali, talvolta, drammatici, ed alla luce di ciò, è offensivo ed inammissibili che dei dipendenti pubblici, con un lavoro sicuro ed uno stipendio che tanti sognano, possano rendersi protagonisti di episodi così squallidi. Alcuni, evidentemente – ha rimarcato Paternostro – erano a conoscenza dell’inchiesta e forse proprio per questo, si abbandonavano a comportamenti volgari ed a gesti vergognosi, quasi a sfidare chi sui loro comportamenti e sull’uso ”allegro” della “macchinetta” stava indagando. E’ anche giusto, a parere del SCSD/ S.E.L.P. – ha concluso Paternostro – che coloro che saranno condannati per questi episodi, risarciscano lo Stato, per i danni subiti, a causa del “danno di immagine”. Pene e risarcimenti esemplari per i truffatori del “badge”: è il miglior modo per ringraziare i tanti dipendenti pubblici che fanno il loro dovere.
L’addetto stampa – Rosa De Stefano